Referendum “Trivelle”, l’analisi del voto

Ecco i dati del referendum del 17 aprile 2016 a Cordovado: affluenza 30,2%; sì 82,6% (525 voti); no 17,5% (111 voti). Il risultato nel nostro paese appare piuttosto in linea con il dato nazionale: affluenza: 31,2 %; sì 85,8% (13.334.764 voti); no 14,2% (2.198.805 voti). In ogni caso, l’esito del referendum non è valido, dal momento che non è stato raggiunto il quorum richiesto del 50% +1 degli aventi diritto. Il referendum riguardava l’abrogazione della parte della legge sulle trivellazioni in mare entro le 12 miglia (articolo 6 comma 17 Codice dell’ambiente), che possono avvenire fino ad esaurimento del giacimento, per limitarle invece fino alla scadenza della concessione e non più fino a giacimento esaurito.

Un’impressione registrata da alcuni commentatori è che il referendum sia stato parzialmente sottovalutato nel suo impatto, apparendo effettivamente come un “dettaglio” tecnico. Le ragioni del “sì”, considerato che era il primo referendum indetto per iniziativa delle regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto), erano soprattutto quelle di dare un segnale per la politica energetica, una indicazione verso le energie rinnovabili e la riduzione di quelle da fonte fossile. Le ragioni del “no” si basavano soprattutto sulla salvaguardia di un certo numero di posti di lavoro e la possibilità di sfruttare giacimenti già esistenti in scadenza di concessione. In effetti si parla di giacimenti che in totale rappresentano circa il 19% della produzione nazionale e il 2,3% dei consumi complessivi di gas (con riferimento l’anno 2014).

Naturalmente il mancato raggiungimento del quorum lascia la legge invariata e permette il rinnovo delle concessioni suddette.