Due parole sull’immigrazione

Questo è il tema centrale della discussione pubblica che ha contribuito quasi da solo al successo elettorale della Lega e su cui il suo capo ha impostato la propria propaganda come ministro. Le peggiori chiacchiere da bar diventate azione di governo.

Il PD invece si vanta di aver realizzato più espulsioni di migranti dell’attuale governo, rese possibili da politiche ventennali di un razzismo di Stato che ha preparato quello attuale (Leggi Turco-Napolitano, Minniti-Orlando). L’allarme gridato ogni giorno da mass media e politici di ogni fazione è però montato su un’emergenza fasulla. I numeri dicono che in Europa arriva una piccolissima parte – decine di migliaia di persone – delle masse che si spostano nel mondo, milioni che migrano nei Paesi di provenienza o nei Paesi confinanti.

La percentuale di immigrati non-UE realmente presenti in Italia è del 7% (Fonte Ist. Carlo Cattaneo). La percentuale di immigrati totali arriva al 10% (Fonte Nazioni Unite), inferiore a quella della maggioranza dei Paesi UE. Cifre che ridicolizzano lo strombazzamento che sta rincretinendo quelli che si ostinano ad ascoltarlo. Il fine di ogni campagna razzista e xenofoba è fomentare divisioni e paure al fine di riversare contraddizioni e conflitti sulle fasce più deboli ed emarginate e deviare l’attenzione dai veri responsabili dello sfacelo sociale, cioè chi ci governa. Così i migranti diventano capro espiatorio, gli “invasori”, la minaccia alle frontiere, alla sicurezza, allo stile di vita odierno; uno stile reso possibile dallo sfruttamento coloniale del cosiddetto Sud del Mondo, in particolare di quei Paesi da cui fuggono coloro che arrivano da noi.

Esiste invece un’invasione di banche e multinazionali che stanno letteralmente comprando interi Paesi, popolazioni comprese. Lontano dalla italica patria le balle sovraniste e in stile nazista sulla “sostituzione etnica” non vanno di moda: non si contano più le popolazioni derubate delle loro terre a suon di guerre, paramilitari pagati dalle imprese nostrane (l’ENI in Libia), dittature instaurate con capi di Stato “amici” di UE e USA. Questa gente non ha bisogno di essere “aiutata a casa sua”, perché ha campato bene per centinaia di anni, ha solo bisogno di essere lasciata in pace.

I migranti che vivono o hanno vissuto a Cordovado vengono dal Pakistan, paese in teoria non in guerra ma dove i droni americani hanno fatto più di tremila morti e dal Kurdistan iracheno al confine con la Siria, invaso alcuni anni fa dall’ISIS, che se sei maschio e non vuoi arruolarti, ti brucia la casa, stupra madre e sorelle e poi ti taglia la gola. Per farsi un’idea delle reali cause delle migrazioni odierne non è bene dar retta a Minniti, Salvini o Di Meo (per chi lo guarda).

È meglio conoscere fatti e numeri e ancor meglio andare a conoscere i diretti interessati, il perché sono passati attraverso il Sahara su un camion, i lager nel deserto voluti da Minniti e Renzi e gestiti dai signori della guerra libici (torturatori pagati dal governo italiano) e infine il Mediterraneo su un gommone. Perché percorrono a piedi i Balcani dalla Grecia all’Italia, sfidando respingimenti e pestaggi delle polizie di frontiera. Credere che lo facciano per delinquere o rubarci il lavoro, significa essere partecipi della più misera propaganda razzista.

La storia insegna che ciò che è prima riservato a una minoranza di “indesiderabili” più debole e ricattabile viene poi esteso a tutti, autoctoni inclusi.

Davide Roviani