Una nuova frontiera per Tarcisio: IL MURALE

Pur avendo alle spalle 30 anni di esperienza come pittore, Tarcisio Zanin non aveva mai tentato di misurarsi con il murale, benchè sia sempre stato un suo desiderio poter creare pitture di grandi dimensioni. Il primo stimolo lo ricevette una decina d’anni fa, quando rimase incantato dalle diverse tecniche di affresco usate a Bordano da vari artisti,

tra cui suo genero Diung. I primi esperimenti di Tarcisio sono recenti e si possono notare tutt’ora sulla fiancata della sua abitazione in via Rogge. Fu proprio la scoperta di “quelle prove dietro casa” che gli procurò la prima  commissione di un affresco.

L’incarico gli fu affidato da Giuliano Thouverai, proprietario del bar edicola, che dopo la nuova apertura del portico per il bar ha colto l’occasione per far dipingere il muro frontale. L’affresco è stato
eseguito nell’aprile 2009 e raffigura la torre nord vista dall’interno del castello di Cordovado. L’autore afferma con piacevole sconcerto che l’opera continua a riscuotere apprezzamenti dagli ospiti del bar.

Il secondo lavoro, dice Tarcisio, arrivò quando ancora doveva finire il primo. Proprio al bar di Giuliano incontrò Emanuele Bravo che colpito dall’idea del murale volle vedere i tre affreschi di casa Zanin e senza indugio li richiese per la nuova gestione del bar Borgo. Si trattava della riproduzione della torre nord, vista questa volta dall’esterno del castello, presa da un dipinto del 1800 in cui si
scorgono ancora la torre abbattuta nel 1840 e la scalinata sulla roggia; di una particolare veduta del Santuario della Madonna ottenuta unendo con la fantasia tre foto dalle prospettive consecutive del panorama; il terzo dipinto avrebbe dovuto raffigurare la fontana di Venchieredo ma al suo posto si optò per la torre sud vista dall’interno del castello.

Infine, a margine della trilogia, Tarcisio decise di omaggiare il suo mecenate affrescando un vaso di fiori e una pergamena che reca queste iscrizioni latine: “Josephinus excogitavit, Tarcisius pinxit, Emanuel Bravi filius, praesenti pecunia solvit, Romanus gaudet “. “Giuseppino ideò, Tarcisio dipinse, Emanuele Bravo pagò in contanti, Romano godette “.

L’ultima opera murale eseguita è stata quella per Silvano Facca, nata in un singolare episodio che l’artista ci racconta: Silvano esordì dicendo di amare Cordovado ma di abitare in comune di Sesto
al Reghena
per pochi metri, allora chiese all’artista se poteva dipingere un muro su un muro. Tarcisio rimase stranito e chiese se voleva un’imbiancata alla parete ma Silvano spiegò allora che  voleva vedere al di là del muro del suo giardino la sua amata Cordovado, aprendo una finestra immaginaria che si affacciasse sul nostro paese.

Si tratta proprio del muro che fa da confine tra Sesto e Cordovado, Tarcisio pensò quindi ad un arco che intitolò Arco di Sesto, al cui interno si potesse vedere la chiesa della Madonna. In seguito il nostro pittore ha avuto nuove richieste ma confessa di averle rifiutate per motivi di salute, affermando però di avere l’intenzione di proseguire su questa nuova strada artistica, che è fonte di serenità e lo fa sentire giovane.

Federico Zanin