Quella tragica sera d’inverno

Pubblichiamo l’intervento letto dal giovane Enrico Bortolusso a Suzzolins, domenica 20 gennaio, in occasione della commemorazione delle vittime civili dei bombardamenti del 16 gennaio 1944.

Sono un ragazzo nato e cresciuto qui a Suzzolins, piccola frazione tra Cordovado e Teglio, teatro di una vicenda di cui mia nonna, Luigia Baldo, mi ha raccontato essendone stata testimone. I fatti a cui faccio riferimento risalgono al lontano 1944, un tempo storico segnato da guerra e occupazione militare, dove non solo i soldati furono le vittime, ma anche gli inermi civili. Oggi infatti siamo qui per commemorare le persone che nella sera del 16 gennaio 1944 persero la vita.

Così mi è stato raccontato: “Un gruppo di giovani, per svagarsi, si erano recati al cinema a Cordovado, ma al loro rientro tutto cambiò; il cielo di colpo si illuminò in direzione di Latisana e Codroipo ma dopo pochi momenti anche sopra di loro apparve quella luce. Da quel momento si scatenò l’inferno e il cielo sopra di loro si trasformò nel luogo di una accesa battaglia aerea. Nel gruppo di ragazzi era presente anche mio nonno Aldino Vendrame, insieme ad altri giovanotti tra cui Ferruccio Nicodemo, il quale, essendo ritornato salvo dai bombardamenti di Napoli capì il pericolo che stavano tutti correndo. Allarmato gridò ai compagni di andare a mettersi in salvo nelle “buse” di Vendrame. I ragazzi corsero verso quella direzione ma ai primi sinistri fischi delle bombe cercarono salvezza gettandosi nei due fossi ai lati della strada. I fischi si trasformarono in grandi fragori e uno di questi fermò la vita di Ferruccio Nicodemo, Marcellino Biasio e Michele Bozzato, il quale morì vicino a mio nonno che per fortuna rimase ferito lievemente, mentre in condizioni più gravi Primo Mezzavilla e Antonio Ongaro. Cessato nel cielo il duello aereo, tutto di colpo si fermò; il cielo tornò ad essere illuminato solo dalla luna. Il rombo degli aerei, il rumore delle bombe e della contraerea erano spariti e per qualche interminabile minuto tutto sembrava fermo, immobile, come di cristallo. Quel momento venne rotto dalle strazianti urla di disperazione delle persone della frazione, le quali cercavano i propri cari o li stavano già piangendo. Infatti appresero che nel cortile della propria casa erano morti Giovanni Pin e un po’ più avanti Antonio Bozzato, sua sorella Maria Bozzato e il cognato Antonio Riva. Ma le vittime non furono solo queste: al levar del sole con tristezza si apprese che anche a Cintello il bombardamento notturno si era preso la vita di Oliva Scottin. Nel pomeriggio giunse il vescovo per benedire le salme e portare conforto alle famiglie e a tutta la comunità, la quale era stata martoriata e stravolta dal tremendo bilancio delle vittime”.

Questi avvenimenti mi sono stati raccontati da mia nonna, che all’epoca aveva, come me, solo 16 anni. Lei ancora oggi porta indelebile il ricordo del sinistro fischio delle bombe che cadono, il frastuono degli aerei e la spettrale luce dei bengala. Oggi, 20 gennaio 2013, a distanza di 69 anni siamo qui riuniti per rendere omaggio alle vittime civili e alla loro memoria, auspicando che eventi bellici così terribili non si avverino più, nè vicino nè lontano a noi. Vorrei concludere questo mio intervento rendendovi partecipi del fatto che nel racconto di mia nonna erano assenti parole di odio, ma ancora presenti l’emozione e la pietà, come nella poesia di Pietro Giuseppin, che ha definito questo evento: “Calvario di povera gente”.

Enrico Bortolusso