Nel 50° di fondazione (1968/2018)

È la sera del 21 agosto 1968 quando alcuni studenti e studentesse delle superiori danno vita all’attività del circolo studentesco che, qualche mese dopo, prenderà il nome di “Gino Bozza”. Sono riuniti nello scantinato dell’oratorio parrocchiale, con la complicità del cappellano, e ostentano da subito grandi progetti: incontri settimanali di dibattito a tema, il giornale e un cineforum.

Sono gli anni nei quali, in varie città italiane ed europee, sorgono chiassosi movimenti studenteschi che si aggregano in piazza alle rivolte sindacali operaie delle fabbriche, creando nell’opinione pubblica un’atmosfera di grande tensione. Anche nei piccoli centri come Cordovado si percepisce nell’aria un fermento nuovo, forse informe, ma che attende di essere colto per alimentare la speranza del cambiamento sociale.

Di allora rimangono gli echi di innumerevoli e animate discussioni sui temi sociali e politici più disparati, l’impellente bisogno di confrontarsi, misurarsi, votare spesso per assumere decisioni democratiche, e poi, elaborate impegnativi testi scritti per portare all’esterno idee, proposte, talvolta contestazioni al potere costituito. Nasce così il ciclostilato “Il Domani” che poi diventerà quel “Curtis Vadi” che ancor oggi stampa trimestralmente la cronaca cordovadese.

L’intitolazione del circolo al professor Gino Bozza, morto prematuramente l’anno prima a Milano, non poteva essere che scelta libera, proposta e votata a maggioranza dei giovani stessi. Una scelta certamente inaspettata e suggestiva, soprattutto se analizzata alla luce del fatto che lo scienziato faceva parte di quel mondo accademico sotto tiro da quei movimenti studenteschi. Era però filtrata la voce che il rettore del Politecnico fosse un uomo un po’ speciale, geniale e dialogante, non proprio organico al famigerato e contestato “potere”. Nella decisione dei giovani cordovadesi è quindi prevalsa l’aura di uno scienziato-brava-persona, di personalità-dal-volto-umano. La stessa immagine che d’altronde lo aveva portato, qualche anno prima, a essere tra i più votati quando, per ben tre volte, si era candidato al consiglio comunale di Cordovado. Quando poi, qualche esame dopo, nei primi mesi del 1969 si delibera la nascita della biblioteca civica, è ancora il nome Gino Bozza a ispirare il nuovo ente culturale e la vedova Mary Chiarini l’ospita gratuitamente per diversi anni in alcuni locali di palazzo Ridolfi.

Oggi, a distanza di 50 anni, con l’inaugurazione del busto del professore, realizzato poco dopo la sua morte dall’amico artista Gigi Duz, e ora collocato nell’arena della biblioteca civica in palazzo Cecchini, è giunto il momento di colmare un deficit di conoscenza della sua straordinaria e poliedrica figura. La giornata a lui dedicata il 6 ottobre e la pubblicazione “Gino Bozza. Lo scienziato Umanista” hanno fatto un po’ più di luce sulla sua personalità, mettendo in particolare in risalto il convinto approccio umanista al mondo della scienza, della cultura e della scuola.