Il fantasma del castello

Era il 1982 quando la contessa Nicoletta Freschi Piccolomini mi chiamò per mettere un cavo d’antenna in una stanza dove voleva posizionare la televisione. Salii sul tetto e facendo un buco passai il cavo dentro la soffitta, poi presi una scala e dall’interno, dove c’era una piccola botola, cercai di entrare, però il buco era piccolo e così dovetti tirarmi su di forza. Mettendo le mani all’interno sentii qualcosa di molliccio, allora presi una pila e vidi decine di topi morti.

Tornai giù a prendere una lampada con il filo e prolunga e iniziai il tragitto tra gli archi della soffitta. Ma, camminando e guardando con attenzione a dove mettevo i piedi, ad un certo punto, tirandolo, il filo si staccò. Allora alzai la testa per vedere quanto mi mancava e vidi due enormi occhi che mi guardavano. Se non mi venne l’infarto poco ci mancava. Provate voi ad entrare in una soffitta di più di mille anni e trovarvi davanti a due occhi nel buio. Pian piano sono sceso ad attaccare la spina e poi sono risalito, e quegli occhi erano ancora lì. Era un falco reale, era alto almeno settanta centimetri e continuava a guardarmi con quegli occhioni senza paura. Avevo preso anche un cacciavite per difendermi nel caso mi avesse attaccato, ma quando ero a circa due metri si girò e uscì da un buco del muro. Probabilmente quei topi li aveva uccisi lui. Un’esperienza indimenticabile.

 

Piero Dorigo