Al rifugio con Papa Wojtyla

Il 20 luglio del 1988 i gestori del rifugio Calvi, sopra le sorgenti del fiume Piave, mi chiamarono perché il loro congelatore non si accendeva più. Con la moto prestatami da un amico, andai su a controllare. Ma con sorpresa, senza fare niente, il motore del congelatore ripartì. Intanto che si aspettava di ricontrollare, abbiamo bevuto un aperitivo e dopo un attimo sono entrati due uomini molto alti con abiti scuri, che ci hanno chiesto se c’erano altre persone nel rifugio. Giulio, il proprietario, rispose di no. “Allora preparatevi, che arriva il Papa”. Ci dissero che era andato a scalare il monte Peralba. A quel tempo era molto in forma. Non appena uscii dal rifugio vidi il Papa con abiti neri. Si mise la tunica bianca. Era proprio Papa Wojtyla, con dieci guardie del corpo. Quando entrarono, noi restammo muti dalla soggezione. In effetti, ritrovandoti all’improvviso davanti a un personaggio così importante non trovi le parole per impostare un discorso. Ma incominciò lui a parlare, chiedendoci tante cose, e allora ci rilassammo. Giulio, il gestore, gli chiese se voleva bere una grappa ai mirtilli, ma il Papa preferì due thè, sempre ai mirtilli. Rimase con noi circa un’ora, e prima di uscire ci diede la benedizione e regalò un rosario per ciascuno. Dopo circa un mese, dal Vaticano, ci mandarono le foto che ho esposto nel mio negozio. Nell’agosto 2014 sono salito al rifugio e il congelatore dopo ventisei anni funzionava ancora. Che il Papa abbia fatto un piccolo miracolo?

Piero Dorigo