I valori morali del partigiano Simonato

Per gentile concessione dell’autore, Manlio Simonato (nella foto con altri partigiani, il secondo da sinistra), pubblichiamo la conclusione del “Diario di un contadino partigiano”, scritta l’estate scorsa.Sento di essere al termine del mio cammino. Per questo ho voluto raccontare, sintetizzandola, una parte della mia esistenza, condividendo i temi che hanno animato la mia vita con chi avrà la pazienza di leggere questa sorta di “diario”.

Ritengo che queste mie riflessioni possano essere interessanti anche e soprattutto per le giovani generazioni, spesso confuse e prive di speranza, in un mondo globalizzato in cui la ricchezza materiale viene apprezzata ben più dei valori morali. Io credo invece nella preminenza di questi ultimi.

L’ex presidente Sandro Pertini scriveva che “Non può esserci vera libertà senza giustizia sociale, così come non vi può essere autentica giustizia sociale senza libertà”. I ragazzi hanno oggi il compito di raccogliere il messaggio che l’ex partigiano alla guida della nostra Repubblica ci ha lasciato, in primo luogo l’impegno di difendere la Costituzione e i suoi principi cardine, per evitare che il passato (magari in forma più subdola) possa tornare.

Io ero inizialmente restio a raccontare la mia piccola storia personale. L’ho fatto soltanto dopo le tante richieste dei compagni di partito e sindacato, cercando di mettere in primo piano questioni come competenza, serietà di governo, fratellanza, onestà, rispetto del dolore altrui, incapacità di piegare la testa di fronte ai potenti. Essere “rivoluzionari”, per me, oggi significa avere il coraggio di schierarsi (senza se e senza ma) sempre dalla parte degli ultimi. Non solo: bisogna anche sapersi indignare per l’ingiustizia, ovunque si verifichi, non solo in termini personali. Ancora: essere “rivoluzionari” a mio giudizio significa fare ciascuno il proprio dovere, di cittadini-lavoratori o di pensionati, senza il timore di mettersi in gioco contro le false verità. Io l’ho fatto dal 1945 al 2010, nel partito e nel sindacato.

Oggi vivo solo, in questa casa di Cordovado, ma non mi sento tale. Mio figlio Pier Paolo, mia nuora Marilena e gli amici che mi stanno vicini tutte le volte che possono. Mia moglie Amina, sposata a Bologna il 14 maggio del 1960, è morta improvvisamente nel luglio 2012 per un ictus. Non ho mai dimenticato ciò che abbiamo vissuto insieme, né mai lo farò. In vita mia ho patito freddo, fame, paura e malattie di vario genere.

Ho temuto che i fascisti ci bruciassero la casa colonica di Saletto di Morsano, dove vivevamo in 26. Le spie del regime sapevano che io ero un partigiano. I nazifascisti organizzarono un grande rastrellamento notturno, nel Sanvitese, alla fine del mese di giugno del 1944. A me andò bene: alle 4 del mattino riuscii a nascondermi nel bosco dei Conti Freschi. Purtroppo loro catturarono diversi patrioti e li deportarono nel campo di sterminio di Buchenwald. Ben pochi rientrarono vivi, alla fine della guerra.

Sento sempre il bisogno profondo di ricordare i compagni caduti per la libertà dell’Italia, la giustizia e la democrazia. In sintesi: per il futuro del popolo italiano. Il mio auspicio è che le giovani leve sappiano quanto ci è costata quella libertà della quale oggi possono godere, nelle grandi come nelle piccole cose.

Io non sono ateo. Credo in Dio e mi sono affidato a lui più volte, portandolo dentro il mio cuore. Purtroppo l’immagine di Dio, oggi come ieri, è utilizzata come simulacro da gente avida; da chi accumula denaro; da chi gestisce il potere, arricchendosi con le armi e le guerre; da chi discrimina e sfrutta le persone. Dio, secondo me, chiede ben altro agli uomini: onestà, fratellanza, condivisione, rettitudine.

I nostri nipoti spesso non imparano dalla storia che si studia a scuola quanti morti, sacrifici, fame e disperazione sono stati provocati dopo l’unità d’Italia dalle guerre di aggressione ai danni di altre nazioni. Troppi vecchi (e giovani) fascisti tornati in cattedra, attraverso un’opera di revisionismo falsa e propagandistica, cercano di far passare falsi messaggi. Nel mio piccolo, anche con la vita raccontata dal mio diario, mi auguro di aver fatto il possibile per aiutare a ristabilire la verità.

Manlio Simonato