Giorni di ordinaria follia

Alessandro Borsari, 34 anni, cordovadese, vive a Bangkok, capitale della Thailandia, dal 2004. Pubblichiamo un estratto della testimonianza dei disordini civili della scorsa primavera, dal suo blog personale http://eastream.blogspot.com.

In sette anni nel Sud Est asiatico ho visto tragedie di varie entità: dallo tsunami al colpo di stato. L’occupazione del parlamento e dell’aeroporto, le sommosse di Songkran del 2009, quelle del 2010, ed il Maggio di Sangue di quest’anno. Durante ognuno di questi eventi, ciò che vedevo dalla finestra era sempre lo stesso. La vita scorreva, più o meno normale.

Di quest’ultimo episodio – dei due mesi delle Camicie Rosse – avrò molti ricordi, fatti di flash e di contrasti stridenti. Ci saranno delle cose che non dimenticherò.

Una è la sera del 19 maggio. Io in piedi, all’ultimo piano del mio palazzo. Davanti a me un bel tramonto e le colonne di fumo della skyline in fiamme di una Bangkok in lutto. Dalla mia parte, la tranquillità di una zona “safe”, dall’altra, il fumo di copertoni bruciati e di edifici messi a fuoco. Tra me ed essi, gente che combatte per le strade, militari che sparano, cecchini sui grattacieli e sulle rotaie del treno elevato. Alla fine i corpi esanimi saranno 91, ma la gente – locali e stranieri – sembra essere più sconvolta dal fatto che il centro commerciale più grande e nuovo della zona chic di Bangkok sia andato distrutto.

Questa sarà un’altra cosa che non dimenticherò: nel 2010 un centro commerciale vale più lacrime di 91 persone. Il giorno dopo, con il mio amico Nicola, in giro in motorino per le strade assolutamente deserte del centro, vediamo le macerie di una guerriglia consumatasi in mezzo ai palazzi. Posti di blocco ovunque, militari a volte gentili e sorridenti, altre guardinghi e minacciosi. “Trincee” di sacchi di sabbia, copertoni ed auto bruciate, chiazze di sangue e pezzi di vestiti. Scheletri di edifici bruciati. Qualche turista spaesato e molti giornalisti. Il venerdì assistiamo ad un esodo di gente che a piedi va dal centro verso fuori. Anche molti turisti che vorrebbero andare in aeroporto, ma non trovano alcun mezzo di trasporto. Non ci sono neanche più i taxi. I supermercati sono chiusi, nel pomeriggio andiamo a mangiare in un “community mall”, uno dei posti aperti nel mio quartiere.

Lì tutto sembra normale, il business continua, la gente mangia, beve, spende, sorride. Per giorni, in seguito, le noiose serate col coprifuoco. Ci si trova da un amico, nel mio palazzo, alcuni tornano a casa loro prima delle 8, altri restano per a notte. Curiosi, andiamo a piedi alla vicina Sukhumvit, arteria principale del centro moderno di Bangkok, di solito incubo di traffico, quel giorno assolutamente vuota. Un taxi sfreccia alla velocità del fulmine, di certo in ritardo, e terrorizzato di poter essere fermato ed interrogato dalla polizia o, ancor peggio, dai soldati.

Dalla mia finestra, la vita continua a scorrere più o meno normale. A volte l’apparenza inganna.

Alessandro Borsari