Impegno ed esperienza per i diritti dei migranti

Gianni Tosini, nostro concittadino, ha ricevuto il Premio Friuli Aperto 2014 dell’associazione Incroci Culturali. L’onorificenza premia gli emigrati friulani che si sono contraddistinti per meriti civili. Nato a Savorgnano al Torre (UD), emigrante in Svizzera e Regno Unito, ha lì fondato diverse associazioni di italiani. Rientrato in patria, ha diretto le strutture estere del sindacato CISL e presieduto la Federazione della stampa italiana all’estero. Come esperto è stato chiamato al Consiglio generale degli italiani all’estero (organo del Ministero Affari Esteri), ha partecipato alla redazione parlamentare di leggi per i connazionali espatriati e a delegazioni diplomatiche che discutono i loro trattamenti pensionistici. Inoltre è divenuto membro della Comissione di sicurezza sociale della CEE. Da pensionato è cofondatore della Commissione Cattolica per le Migrazioni in Italia (ramo dell’organizzazione internazionale voluta da Paolo VI per difendere i diritti dei migranti). È membro del direttivo della Caritas cordovadese.

Com’é nato il suo interesse e il suo impegno attivo nell’ambito delle politiche migratorie?

“Tutto è cominciato quando, trovandomi a Zurigo come redattore del quotidiano Brüger Tagblat, decisi di riunire gli italiani lì presenti. Molto semplicemente feci “comunella” con gli altri giovani connazionali. Continuai a promuovere l’associazionismo anche a Londra, fondando una lega italiana gioco calcio e il primo Fogolar Furlan del Paese, nonché la Federazione delle associazioni italiane preesistenti”.

Come si può definire l’attuale situazione dei flussi migratori che caratterizzano il nostro Paese? Si potrebbe parlare di emergenza?

“In Italia giungono ogni giorno centinaia di profughi e persone in cerca di lavoro. Questa situazione deriva dal fallimento delle politiche europee negli altri continenti, le quali non hanno permesso lo sviluppo socio-economico delle comunità locali. Numericamente non possiamo parlare d’emergenza (basti pensare al numero degli immigrati in Gran Bretagna). Semmai questa è causata dalla pessima gestione politica, che non permette l’impiego degli immigrati in lavori socialmente utili e dal problema della disoccupazione, che impedisce il loro assorbimento nel tessuto sociale”.

Qual é l’impegno etico-politico della Commissione cattolica per le migrazioni in Italia? Quali le azioni concrete messe in atto?

“La visione promossa è semplice: basta applicare il Vangelo, ossia aiutare i poveri. Quelli che effettuiamo sono interventi “tampone”, perchè dovrebbe essere il governo a farsi carico di misure su vasta scala. Un esempio del nostro operato concreto è il progetto di accoglienza per badanti in attesa di trovare occupazione. In prima persona mi sono occupato a Pordenone della citata commissione che operava presso casa Madonna Pellegrina, fornendo loro alloggio per i giorni necessari all’ingresso in una nuova famiglia”.

L’attuale fenomeno di espatrio di giovani italiani verso Paesi che offrono migliori prospettive professionali sembra continuare la storica emigrazione lavorativa degli italiani. Qual é la sua riflessione?

“La natura stessa dell’emigrazione italiana è cambiata. Se fino al secondo dopoguerra si è trattato di un’emigrazione lavorativa di massa (della quale il Friuli vantava il primato per numero di emigranti rispetto alla popolazione), ora si tratta di un’emigrazione piuttosto elitaria. Oggi partono soprattutto giovani istruiti la cui specializzazione attira gli sguardi di datori di lavoro esteri. Un’emigrazione di massa non è più possibile anche e soprattutto perchè non vi è più abbondanza di lavoro nemmeno negli altri Paesi”.

Gli italiani e i corregionali all’estero tendono ancora a fare comunità tra loro perpetuando la tradizione dei “Fogolars Furlans”?

“La situazione dipende da Paese a Paese e da generazione a generazione. Se la prima è quella dei nostalgici delle tradizioni dei luoghi d’origine, la seconda risulta diversamente legata all’Italia: è interessata a fenomeni di rilevanza nazionale, per esempio alla vittoria della squadra di calcio o ammiratrice di prestigiosi marchi, ma ha perso il legame con la regione di provenienza della famiglia. La terza generazione, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, è curiosa di scoprire le radici regionali dei nonni. Molto spesso i nipoti vengono in Italia a visitare i luoghi natii, ma inevitabilmente con sguardo di stranieri”.

J. M. e E. G.