L’osteria del Nane (al Tiglio)

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Unica osteria della Villa, in origine situata vicino al vecchio Duomo. Con la costruzione del nuovo Duomo, ha assunto posizione pressochè centrale rispetto ai due edifici sacri.

L’osteria era aperta sin dalla mattina presto, sosta quasi obbligata quando si portava il latte in latteria. La massima affluenza era però di domenica, negli orari delle funzioni religiose, e nel pomeriggio della stessa, quando tutti “santificavano” il meritato riposo, concedendosi un po’ di svago (almeno chi poteva).

Di là della strada, via del Mulino, sempre pertinente all’osteria c’era il campo da bocce. Recintato da mura in sassi, con una piccola porticina in via al Tiglio (ancora esistente), tanto che il tutto dava l’aspetto di un sito monastico.

Osteria: dove il gioco del tresette e della briscola era presente in ogni tavolino. Gigia, moglie del Nane (il titolare), passava fra i tavoli e oltre la strada, a servire vino, spuma, grappa. La spuma, ora quasi scomparsa, era una bevanda analcolica e quindi adatta per donne e i bambini. Il vino rosso per gli uomini faceva da padrone, anche se, specie nei periodi freddi, andava molto di moda il “grigioverde” (grappa e menta).

Gli uomini tornavano dai campi e passando davanti all’osteria anche in questo caso la sosta era quasi obbligatoria. La domenica, poi, come ricordato, l’osteria diventava un riferimento irrinunciabile (dopo la Messa, s’intende). Ancora gli uomini vestiti a festa, con la camicia bianca, gilè e cappello, si apprestavano a “battere il fante” oppure si raggruppavano al campo da bocce a contendersi il “pallino”. Maniche della camicia rotolate sulle braccia, sigaro in bocca, seri e impegnati al massimo, attorniati dai vari personali tifosi.

Nelle sere d’estate, poi, seduti sugli scalini all’ingresso dell’osteria, alcuni uomini intonavano, prima sottovoce, poi sempre più forte, le canzoni della loro povera gioventù. Villotte friulane, ma anche melanconici canti di guerra. Guerra che avevano sperimentato sulla loro pelle.

Anche noi chierichetti del tempo eravamo frequentatori del “Nane”, se non altro occasionalmente.

Soprattutto per barattare le nostre poche monete, ricevute dal “muini” in occasione di matrimoni e funerali, con caramelle Golia (l’ancora famosa caramella di liquirizia). Tutto ciò, prima che le osterie diventassero bar.

Saverio Martin