Il Curtis dopo mezzo secolo

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Il giornale di Cordovado entra per la prima volta nelle case dei cordovadesi nel settembre del 1968, sotto la testata “Il Domani”. Diventerà Curtis Vadi l’anno dopo. 50 anni fa: un altro mondo. Anzi, quattro o cinque mondi fa. Tutto è cambiato, da allora, e il cambiamento è osservabile a più livelli.

Un livello “macro”, potremmo dire: il mondo stesso, l’Italia. Un livello intermedio: Cordovado. E un altro ancora: le persone. Ebbene, mentre là fuori tutto cambiava, tutto è variabile, il Curtis Vadi rappresenta una sorta di costante, che quel cambiamento, quello riguardante Cordovado e i cordovadesi, lo ha raccontato e continua a farlo, di tre mesi in tre mesi. E come lo racconta? Prima di tutto in autonomia, perché il Curtis non è l’house organ dell’amministrazione pubblica, della parrocchia, o di un movimento politico. E poi cercando di informare con obiettività e accuratezza, articoli e foto, nella versione a stampa e quella on-line: scegliendo quali notizie mettere in primo piano, intervistando il personaggio, illustrando le scelte del Comune, i fatti di cronaca, le attività delle associazioni, quelle culturali e quelle parrocchiali, che cosa succede a Suzzolins. Senza dimenticare lo sport, gli amarcord, le rubriche, e le lettere alla redazione. Fino ad arrivare alla pagina che si legge con maggiore fatica, quella dei defunti. Il Curtis narra il cambiamento mantenendo al contempo quel legame a doppio filo con i cordovadesi emigrati in ogni Continente, permettendo loro di tenersi aggiornati su quanto accade in paese.

E se dopo 50 anni siamo ancora qui, lo si deve a generazioni di compaesani che si sono avvicendati in redazione, ai caporedattori, ai collaboratori, al direttore responsabile Pier Paolo Simonato, all’editore, il Circolo Culturale Gino Bozza. A tutte queste persone, che al Curtis hanno dedicato impegno, tempo, passione e cuore, vanno estesi i ringraziamenti. Nonchè, naturalmente, ai nostri lettori.

Antonio Costantini