50 anni di Curtis, un traguardo per niente casuale

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Oltre il 90% dei cordovadesi legge regolarmente il “Curtis Vadi”, nato come “Il domani”. Già questo sarebbe un grande motivo di vanto per un periodico che da mezzo secolo racconta il paese in uno spaccato di storia e sociologia,cronaca e costume, attualità e opinione.

Certo, in provincia e in regione esistono altre pubblicazioni minori decisamente longeve, ma nessuna di esse – al contrario della nostra – è sempre stata curata dai giovani, in un’ottica di volontariato totale, puro ed esclusivo. Ben diversi sono i giornalini di Pro loco, Comuni, movimenti, società e associazioni di categoria: altri scopi, altri mezzi, altre forze.

Il “Curtis” è dunque un fenomeno a sé stante. Ha saputo attraversare i tempi mantenendo l’autonomia, l’equidistanza e la libertà di pensiero dei suoi redattori, nei “favolosi” anni Ottanta come nei controversi anni Novanta, nell’altro secolo come nel Terzo millennio, caratterizzato da crisi degli ideali, relativismo e rivoluzione telematica.

Un traguardo come questo, tuttavia, non è mai casuale. La memoria storica, legata all’antica militanza, m’induce a ricordare i momenti in cui il nostro “manifesto” avrebbe potuto morire, oppure trasformarsi in qualcosa di profondamente diverso da ciò che è oggi. Una prima, grande svolta maturò a metà degli anni Settanta, con don Roberto Battel e la cosiddetta “rivoluzione giovane”. Non fu semplice, non fu morbida, ma produsse effetti duraturi. Tanto da saper camminare con le sue gambe anche dopo che l’allora cappellano venne trasferito d’imperio dal vescovo Abramo Freschi. Un altro momento clou si visse quando la redazione si schierò contro la legge sull’aborto, in occasione del referendum che spaccò in due l’Italia. Un terzo, forse il più complicato, arrivò decidendo di regolarizzare la pubblicazione, di fronte a una querela pendente che avrebbe potuto sfociare nel grave reato di stampa clandestina. Non fu semplice, per un gruppo di ragazzi di paese, misurarsi con le necessità imposte dalla ferrea sinergia burocrazia-tribunale. Il ruolo che ebbe in proposito l’avvocato Teresina Degan, alla quale è oggi dedicata la biblioteca civica di Pordenone, risultò fondamentale.

Tutto questo per dire che niente è casuale. Se da 30 anni sono giornalista professionista, lo devo alla passione nata dai lunghi, magnifici confronti sui “contenuti del prossimo numero” con Augusto, Dario, Stefano, Adriano, Arduino, Franco, Roberto, Manuela, Gigliola e tanti altri amici, di ieri e di oggi. Lunga vita al “Curtis Vadi”.

Pier Paolo Simonato