Scenari futuri e disagi attuali

Ne sentiamo parlare da tempo – saranno almeno dieci anni – e di tanto in tanto il progetto dell’elettrificazione della linea ferroviaria Casarsa-Portogruaro si riaffaccia nelle sedi politico-istituzionali, sulle pagine dei giornali, all’attenzione dell’opinione pubblica. Lo scorso gennaio un incontro a San Vito, promosso dai sindaci di San Vito, Casarsa e Portogruaro, ha coinvolto gli assessori regionali di Friuli e Veneto, i sindaci dei Comuni interessati dalla linea, tra cui Cordovado, il sindaco di Pordenone, i rappresentanti della Zipr e di Unindustria Pordenone. Le parti si sono impegnate a formare un tavolo di lavoro, per formulare un accordo di programma da sottoporre al Ministero delle Infrastrutture e per richiedere anche un incontro a Rete Ferroviaria Italiana. L’elettrificazione dei 21 km di strada ferrata – è stato detto – risponderebbe alle esigenze del territorio, superando gli attuali disservizi e quale tassello nella creazione di un corridoio Adriatico-Baltico. Inoltre, permetterebbe di collegare la provincia di Pordenone con il futuro Corridoio V. Il potenziamento è stato condiviso da tutti i partecipanti, nella consapevolezza che la crisi economica e le limitate risorse attuali ne allungheranno le tempistiche di attuazione.

L’elettrificazione costerebbe poco meno di 10 milioni di euro, che salirebbero a circa 50 considerando opere accessorie come sovrappassi e sottopassi. Sarà la volta buona? Lo auspichiamo, ma, si sa, del doman non v’è certezza.

Intanto, però, chi viaggia oggi sulla tratta, in prevalenza studenti e lavoratori, deve affrontare frequenti disagi. Questo inverno sono state all’ordine del giorno le soppressioni dei treni, spesso senza preavviso.

Le sostituzioni con autocorse, più lente del Minuetto, allungano i tempi di viaggio: gli studenti diretti a San Vito rischiano di arrivare in ritardo e per chi deve raggiungere Pordenone o Udine non è garantito l’arrivo in orario a Casarsa per la coincidenza. Ai pendolari è capitato pure, raramente, di ritrovarsi senza autobus sostitutivi. Insomma, il servizio non è affidabile e incentiva ad usare l’automobile. Le ragioni dei disservizi? Carenza di personale Trenitalia, di materiale rotabile e guasti al materiale stesso. “Quando mancano macchinisti o capitreno – si legge nel forum dell’ottimo ed esauriente sito web dedicato alla linea (http://www.ferroviacasarsaportogruaro.it/) le prime corse che saltano sono quelle della Casarsa-Portogruaro, perché è una linea breve ed è la più facile da sostituire con autobus”. Viene da chiedersi quanto Trenitalia ci creda, in questo collegamento, quando tutto lascia pensare che la risposta sia poco o niente.

Antonio Costantini