Per contare di più (le pere del perù)

Oggi sembra che i lavoratori non contino più. Di certo qualcuno quotidianamente li conta, e da quanto si constata ce ne sono ogni giorno di meno.

Il gruppo dei potenziali lavoratori, di conseguenza, aumenta in proporzione e questo trend pian piano potrebbe sfociare in un nuovo insieme, che potremmo definire dei potenziali lavoratori mai utilizzati.

Pertanto è inderogabile fare in modo che tutti abbiano un lavoro che sia possibilmente umano, utile ed ecocompatibile. Mi spiego, un lavoro non come quello derivante dal seguente piano (inclinato verso il baratro) industriale: andare a prendere le pere in Perù per spellarle a Monaco, per poi inviarle in India a togliere il nocciolo ed esportarle in Cina per farne marmellata, spedita tramite container cisterna a Torino, dove la travasano in barili che vengono inviati a Sydney, per il confezionamento in barattoli di decine di forme diverse trasportati poi a Madrid, per rivestirli con centinaia di etichette di ragioni sociali diverse. Il tutto, infine, inviato ai magazzini nazionali centrali di tutte le catene di distribuzione del mondo, che lo redistribuiscono nei centri commerciali periferici.

In uno dei quali, un bel giorno a bordo di una umile e vissuta utilitaria, arriverà alla fine di uno spericolato tragitto di oltre 30 km su strade dissestate che potremmo definire “ex asfaltate” una umile madre di famiglia, ad acquistare 1 (uno) barattolo per giunta scaduto (non ha soldi per prenderne di più e non scaduti) perché l’offerta oggi era proprio là e non nel negozio di fronte a casa, che ha chiuso venti anni fa.

Di soldi, per la suddetta buona madre di famiglia e per creare lavori utili per occupare i potenziali lavoratori senza lavoro, forse, ce ne sarebbero di più se le pere non avessero fatto il giro del mondo, se non altro per il combustibile che avremmo risparmiato.

Forse sarebbe stato più conveniente farsi la marmellata di pere con le pere colte sul quel pero che se lo avessimo piantato sarebbe comodamente raggiungibile a piedi, in fondo al cortile o nel campo vicino o nel parco pubblico. Comunque non è mai troppo tardi per piantarlo. In casa con il pero si può inoltre fare anche qualcos’altro, dicono che sia un ottimo legno per farsi le pipe.

Scusate il tono su cose che sono serissime, ma non ho voglia di piangere anche perché di soldi per comprare i fazzoletti da naso non ce sono. Questa dei fazzoletti girava ai tempi dei nostri avi, tra i quali mi onoro di poter citare tal Marcelin di Cote, mio nonno. Buone cose e saluti a tutti da un cittadino del mondo.

M.P.