Ricordando Beniamino

Per tutti noi era “Massimin”. Veniva chiamato con il nome di suo papà, Massimo Nonis, che è stato un simpatico personaggio, conosciuto e benvoluto da tutti i cordovadesi.

Nei primi anni ‘60 dell’altro secolo si percorreva in bicicletta, assieme a tanti altri ragazzi di Cordovado, la strada che ci portava a lavorare nelle officine di Gaspardo a Morsano. Avere un motorino, magari di seconda o terza mano era l’aspirazione di tutti. Beniamino risparmiò il più possibile, e nel 1963 acquistò una potente moto, una “Gilera 350” che faceva invidia a molti. Beniamino era molto prudente, ma lo stesso ebbi paura la prima volta che mi portò a fare un giro. Sul finire dell’anno 1963 la Gaspardo entrò in crisi. Molti di noi rimasero a casa. Beniamino non si fermò, salì sulla moto e andò a lavorare in un cantiere nel Ticino (Svizzera), dove stavano costruendo una diga. Dopo diversi mesi, con i soldi guadagnati comprò un pezzo di terra vicino all’attuale campo sportivo. Voleva costruirsi la sua casa, ma non gli fu concessa l’autorizzazione dall’amministrazione comunale di allora. Ora la zona è piena di abitazioni. Eravamo entrambi disoccupati, cercavamo di andare assieme a lavorare in Germania. Lui ottenne facilmente il passaporto; non doveva fare il servizio militare, perché figlio unico di padre anziano. Io, invece, feci la visita di leva anticipata (avevo 18 anni). Ottenni il passaporto, e in seguito andai anch’io a lavorare in Germania.

Beniamino partì subito, si fermò appena al di là delle montagne a Grassau, sul lago di Chiemsee nella stupenda Baviera. Mi scrisse dicendomi che era stato assunto in una fabbrica di televisori.

Ci ritrovammo sul treno alla Vigilia di Natale del 1965 in Austria. Si ritornava a Cordovado per le vacanze natalizie. Beniamino era triste, lasciava sola la sua fidanzatina, una bellissima ragazza che poi avrebbe sposato.

Siamo nel 1970, la fabbrica di televisori chiude. Beniamino ritorna
a Cordovado; ottiene la patente, e per qualche anno guida i camion di Acco. Però non è per niente contento di questa occupazione. Ritorna a Grassau, trova un lavoro sicuro, si sposa, e la coppia è rallegrata dalla nascita di una figlia. Beniamino ha sempre avuto Cordovado nel cuore. Nel 1988 andammo a salutarlo in Germania. Lui felice della nostra visita mi mostrò la vite portata da Cordovado, che aveva piantato davanti alla porta della sua casa. Era uva fragola. Mi diceva: “l’uva viene, ma fatica a maturare”. E poi le sue canne da pesca. Il lago di Chiemsee è ricco di pesce. Mi chiese: “C’è ancora pesce nella Ligugnana e nel Paker?”. Aveva cominciato a sistemare la stalla del babbo, in via Belvedere, per fare la sua abitazione. “Quando sarò vecchio – mi disse – voglio ritornare dove sono nato”.

Una volta andato in pensione, non fece in tempo a continuare la ristrutturazione della sua casa. Fu colpito da un ictus, rimase claudicante, non riuscì a terminare l’opera iniziata, alla quale teneva tanto.

Ogni tanto ritornava, e non mancava mai per la festa della sua classe, il 1944. “Sai – mi disse – dipende da mio cognato, io non posso più guidare”, con quel sorriso che mostrava sempre cordialità a tutti. Quanto hai amato Cordovado. Mandi Beniamino.

Giuseppe “Bepino” Bagnariol

La classe 1971 festeggia i 50 anni