A Roma in bicicletta

Una sfida, un’avventura, un viaggio per celebra- re un traguardo di vita. Tutto questo è Road to Rome, l’iniziativa partita dal cordovadese Rudy Vernier, qui intervistato, per festeggiare il suo quarantesimo compleanno: un percorso ciclistico di circa 700 Km, 5000 metri di dislivello complessivo, in 5 giorna- te, partenza dal castello di Cordovado e altrettante tappe: Rosolina, Cesenatico, Perugia, Viterbo, Roma. Il tutto ac- compagnato dai 2 amici ciclisti Alex Tamantini e Fabio Corradin.

Com’è nata questa idea?

“Tutto è nato per scherzo. Un anno e mezzo fa iniziai ad uscire in bicicletta con un piccolo gruppo di amici, così per fare sport in compagnia, e la cosa mi divertiva. Gli amici hanno saputo coinvolgermi e avvicinarmi a questo sport di fatica, che da sempre mi affascina perché ogni meta va sudata e conquistata. Mi convinco e decido di acquistare la mia prima bicicletta, ma prima dissi ai miei amici: “la compro solo se nell’an- no del mio 40esimo compleanno andiamo a Roma”. Sinceramente mi aspettavo una bella risata, invece notai sguardi vividi, mi sa che ho acceso nella loro mente un desiderio di avventura!”

Come è stato il viaggio? Difficile?

“Abbiamo attraversato sei regioni e ben 13 province. Il percorso era tutto su strada asfaltata, strade provinciali con poco traffico, solo una piccolissima parte in sterrato battuto. Siamo partiti dal castello di Cordovado alle 8.30 del 4 settembre, col saluto di una bella folla di amici e famigliari, del sindaco Lucia Brunettin e del parroco Don Guido che ha fatto la benedizione dei viaggiatori.

Le prime due tappe sono state di pianura, prima Rosolina e poi Cesenatico, dove abbiamo visitato la tomba e il museo del pirata Marco Pantani, simbolo del ciclismo italiano. Il terzo giorno è stato il più temuto: 10 ore, 180 km percorsi e 3000 metri di dislivello per la tappa appenninica fino a Perugia, con sosta a Coriano per il saluto al Sic (il fu moto- ciclista Marco Simoncelli). Un giorno indimenticabile!

La tappa successiva come da previsione non è stata molto più facile della precedente. Gli appennini non sono altissimi, ma le nostre strade ci portavano a scavallarli tutti, toccando pendenze del 23%. Siamo planati poi verso Viterbo, dove dei miei parenti locali ci hanno accolto con entusiasmo e allegria, degni di un arrivo di tappa del Giro d’Italia. Quinta e ultima tappa: Roma, Piazza San Pietro, Vaticano. È stato il giorno delle emozioni. Abbiamo tutti vestito una di- visa ad hoc che riportava il logo di questa avventura: “Road to Rome” e i nomi dei partecipanti. Nonostante qualche temporale, non ci siamo demotivati, e l’arrivo alla meta è stato surreale, la fatica non la sentivo più. Le emozioni prendevano il sopravvento, un mix tra gioia e liberazione, tra tristezza e soddisfazione”.

Come si è conclusa l’avventura?

“Prima di partire avevamo chiesto al Vaticano se al nostro arrivo potevamo consegnare un dono al Papa. Così, a destinazione, abbiamo incontrato le Guar- die Svizzere e la Gendarmeria Vaticana conse- gnando loro il libro della Madonna di Cordova- do (gentilmente donata dalla Biblioteca civica), in onore del mio paese natale nonché punto di partenza di questa avventura, e in omaggio, da parte di tutto il team, la divisa dell’ultima tappa, personalizzata con il nome di Sua Santità Papa Francesco”.

E gli imprevisti?

“Come ogni viaggio che si rispetti ce ne sono stati: incroci, semafori, errori di percorso, forature e anche un piccolo incidente sui binari del tram (nulla di grave, solo un bello spavento). Nella quarta tappa le pendenze erano così elevate che Alex, in un momento di distrazione è caduto quasi da fermo, nel tentativo cambiare marcia. Un momento esilarante per poco non faceva perdere le forze e far cadere tutti”.

Qualcuno vi ha accompagnato?

“Certamente! Tre sono solo i ciclisti che hanno fatto lo sforzo fisico, ma sei sono i nostri amici e famigliari che hanno per- messo che tutto questo potesse accadere. Sono stati preziosissimi, hanno organizzato tutto: pernottamenti, ristoranti per la cena, soste lungo la tappa, hanno fatto video, foto, gestito i social, ecc. Ci hanno permesso di concentrarci esclusivamente sul pedalare e sulla strada da percorrere”.

Cosa ti ha lasciato questo viaggio?

“Innanzitutto, la soddisfazione di aver raggiunto una meta così iconica e simbolica, da neofita del ciclismo, senza aver mai mollato. La perseveranza e resilienza sono valori per me molto importanti da allenare.

E poi l’amicizia. Durante questo periodo ho avuto la possibilità di conoscere meglio i miei compagni di viaggio, con Fabio è nata una bellissima amicizia, fondata sui valori più profondi del vivere. Con Alex l’amicizia c’era già, ma quest’avventura è servita a rafforzare ulteriormente la sintonia che c’è tra noi.

Infine il ricordo degli occhi commossi e orgogliosi dei miei figli e di mia moglie che, arrivato al traguardo, mi hanno abbracciato e stretto forte. Qualcosa di impagabile che conserverò per sempre nel mio cuore. E spero possa essere di insegnamento per il loro futuro”.