Dieci anni da primo cittadino

Francesco Toneguzzo è giunto al termine della sua esperienza da sindaco, dopo due mandati consecutivi.

Eletto per la prima volta nel giugno 2009, a seguito di una consolidata esperienza iniziata come consigliere negli anni ’80 e proseguita più tardi come assessore e vicesindaco, si è riconfermato nel 2014, sempre alla guida della lista civica Un futuro per Cordovado.

Sindaco, quale bilancio dopo dieci anni?

“Sono stati dieci anni di impegno assiduo e responsabile, che credo abbia prodotto risultati soddisfacenti in ogni ambito dell’amministrazione. Dai lavori pubblici alla scuola, dalle opere idrauliche al recupero del centro storico alla viabilità, tutto frutto di una progettualità continuativa. E poi ancora: dai progetti per il sociale alla cultura, dal turismo allo sport, fino al modo in cui Cordovado è stata rappresentata fuori dei confini comunali. Abbiamo dato aiuto alle persone in difficoltà, accoglienza ai profughi. Tra l’altro, di tutte le opere pubbliche realizzate, la spesa è stata coperta per il 70% da contributi regionali. Abbiamo ridotto il costo del personale dipendente del Comune senza che la qualità del servizio ne abbia risentito. Siamo stati oculati nell’amministrare e lascio un Comune in salute”.

I risultati più rilevanti della sua attività?

“Siamo riusciti a fare passare il messaggio che insieme si vince, amministrazione e comunità in un percorso condiviso. Ho trovato cittadini collaborativi, ed è grazie al contributo di tutti che oggi Cordovado è un paese in cui si vive bene ed è apprezzato dai visitatori. Siamo una piccola comunità, che può ricevere risposte efficaci dall’amministrazione. L’importante è stare attenti a non dividersi. Abbiamo fatto cose molto importanti per il bene comune, di tutti i cordovadesi, e non di una parte”.

Ci sono cose che rifarebbe in modo diverso, o non rifarebbe proprio, o non è riuscito a terminare?

“Non ho rimpianti. Siamo sempre stati convinti delle nostre scelte, in favore della comunità. Dopo di che, possono esserci giudizi e interpretazioni diverse. Se proprio devo rilevare qualcosa, so di non essere stato molto presente agli eventi sportivi in palestra, come il basket, o negli anni scorsi la pallavolo. Tuttavia, abbiamo sempre fatto in modo che la palestra fosse sempre pronta e funzionale all’utilizzo. Diciamo che sono stato presente sotto l’aspetto organizzativo e logistico, meno sotto l’aspetto sportivo”.

Le maggiori critiche ricevute?

“Alcune scelte, in particolare legate alla viabilità, non sono state condivisi da alcuni cittadini, ma quando si prendono decisioni è inevitabile che sia così. Le rotatorie, per esempio: credo che averle realizzate abbia calmierato l’ingresso in paese a velocità elevata. E i problemi di sicurezza causati dal transito di traffico pesante, che abbiamo di molto ridotto con il divieto imposto nel 2016, potranno diminuire ancora quando sarà completata la circonvallazione di San Vito. In ogni caso, non mi si potrà mai dire di non aver deciso”.

I momenti più difficili da gestire?

“Direi tre momenti. La vicenda di Teresa Anese, l’esodata salita sulla torre del Castello nel febbraio 2013 per protesta contro gli effetti della riforma Fornero. I giorni drammatici della strage di Dacca, con la scomparsa del nostro concittadino Marco Tondat per mano dei terroristi islamici. E poi la violenta tromba d’aria dell’agosto 2017, con i numerosi danni e i disagi da affrontare, superati con grande spirito di comunità, grazie ai volontari delle associazioni, alle aziende di Cordovado e ai privati cittadini messisi a disposizione”.

Per chiudere: soddisfazioni e delusioni.

“Tra le prime senz’altro il contatto con la gente. Mi vengono in mente le mattine in cui sono stato presente fuori dalle scuole, gli sguardi e i sorrisi dei bambini. E poi penso agli anziani, alle persone che hanno potuto beneficiare delle borse lavoro. Vorrei ringraziare il personale del Comune, che mi è sempre stato vicino, ha sempre dato una mano con professionalità e grande volontà di essere al servizio dei cordovadesi. Ringrazio le associazioni di volontariato, per tutto quello che fanno: la Protezione civile, gli Alpini, la Pro loco, i Carabinieri in congedo e tutte le altre. La parrocchia. I rioni, per la loro collaborazione alla rievocazione storica. Le delusioni? Dopo le elezioni del 2009 (vinte con 39 voti di scarto, ndr) si diceva fossi il sindaco di metà paese. E’ stata la frase che più mi ha amareggiato. In effetti si percepiva una divisione, però poi tutto si è chiarito, grazie al dialogo continuo, alla vicinanza alle persone, al modo in cui il paese è stato amministrato. Cinque anni dopo, se non ci fossimo presentati alle elezioni, saremmo stati commissariati, data l’assenza di liste concorrenti. Ho dato anima e corpo, alzandomi all’occorrenza anche di notte con i miei collaboratori, volontari di Protezione Civile, perché credo fermamente che le cose si fanno bene o non si fanno. Un ringraziamento particolare lo rivolgo alle mie figlie e alle persone più care, che mi hanno sempre incoraggiato nei momenti difficili, e poi alla giunta e ai consiglieri comunali, che hanno condiviso con me questi anni. Un grazie e un saluto a tutta la comunità, inclusi i nostri emigranti sparsi per il mondo”.