Riflessioni sulla crisi economica

Pubblicato in Cronaca

Inutile girarci attorno, la nottata non è ancora passata. Secondo l’ultimo rapporto della Banca di Italia sull’economia del Friuli Venezia Giulia, pubblicato a novembre (http://www.bancaditalia.it/homepage/notizie/pubblicazioni), nella prima parte del 2012 in regione è proseguita la fase recessiva iniziata nella seconda metà del 2011. La domanda interna presenta una “debolezza persistente” e si è aggiunta una flessione nelle esportazioni. Un’indagine, condotta lo scorso settembre presso 95 imprese industriali regionali con almeno 20 addetti, ha rivelato una riduzione degli investimenti e previsioni sulle vendite “orientate al pessimismo”, anche se in misura meno accentuata per coloro che esportano. Le aspettative permangono negative anche nell’edilizia privata e nelle opere pubbliche, dove i livelli di attività si sono indeboliti. I riflessi sul mercato del lavoro sono dello stesso segno: il tasso di disoccupazione Istat nel secondo trimestre 2012 è stato del 6,5%, a fronte del 4,1% dello stesso periodo dell’anno precedente. Il credito all’economia da parte delle banche si è ridotto.

Tuttavia, il risparmio delle famiglie presenta una dinamica positiva, ed è un segnale che permette di nutrire fiducia nel futuro. Nonostante l’incertezza degli scenari nazionali e internazionali.

Il Curtis Vadi ha intervistato alcune aziende cordovadesi, operanti in settori essenziali per le necessità quotidiane, per cercare di fare il punto sulla crisi a livello locale e sulle strategie adottate per affrontarla.

ATTENZIONE AL NECESSARIO E SPESE DILAZIONATE

“In questo ultimo periodo – dice Tatiana Francescon, dipendente della Coop cordovadese da molti anni – la Coop non risente della crisi, avvertita invece nel biennio 2008-2009. In quel periodo, infatti, alcuni dipendenti sono stati posti sotto i cosiddetti “contratti di solidarietà”, una specie di cassa integrazione, in quanto il lavoro non era tanto come lo è ora. Con l’aumento dell’orario di apertura (orario non-stop tutta la settimana), infatti, il supermercato diventa sempre accessibile, e il numero di clienti, di conseguenza, aumenta sempre di più.

La crisi è però sentita dal consumatore: alcuni clienti rimangono su prodotti di marca, che hanno un loro costo, ma la gran parte della gente cerca sempre di risparmiare, prediligendo il prodotto in offerta, che comunque gode di un ottimo rapporto qualità-prezzo. I generi alimentari sono, come sempre, i prodotti più richiesti.

Si registrano meno spese superflue e più spese dilazionate: i clienti fanno acquisti di pochi prodotti più spesso, comprano lo stretto necessario e non fanno la “spesona” comprando tutto ciò di cui hanno bisogno in una volta.

Per quanto riguarda il personale, le assunzioni ci sono state, e non con contratti a tempo determinato. C’è sempre un alternarsi di personale nelle varie sedi delle Coop Casarsa, per cercare di gestire al meglio la mole di lavoro ed evitare di conseguenza di lasciare a casa i dipendenti”.

IL MERCATO IMMOBILIARE

Giancarlo Peschiutta, titolare dell’agenzia “Pianeta Casa“, riassume così la situazione nel mercato immobiliare: “la crisi c’è, c’è stata ma se ne sta andando”. Analizziamo assieme a lui l’andamento nell’attività immobiliare, per settori. Il mercato residenziale negli affitti è in crescita: uno dei motivi è anche la nuova introduzione dell’IMU; i contratti di compravendita sono invece decisamente in ribasso rispetto agli anni precedenti, con una flessione attorno al 10-15% rispetto al biennio 2007/2008. Il settore agricolo va molto bene: nell’ultimo anno ha segnato un incremento di circa il 10%, anche perché sono saliti di valore i prodotti della terra. Per quanto riguarda il settore commerciale la situazione è piuttosto negativa: in un anno vi è stato un calo di circa il 20%; le cause risiedono nell’aumento dell’IVA, nella diminuzione dei consumi ed anche nel fatto che i prezzi pre-crisi erano troppo alti (circa una volta e mezza il valore del residenziale mentre ora sono scesi a un prezzo simile al residenziale). Il settore artigianale si trova in una situazione simile a quella del settore commerciale: un calo marcato, attorno al 30%, per quanto riguarda l’acquisto dei capannoni.

È interessante notare come Cordovado sia uno dei paesi che ha resistito meglio in questa crisi: non ha avuto né aumenti di prezzo, né diminuzioni molto elevate: il valore degli immobili in generale a Cordovado ha avuto una flessione attorno al 10%, mentre in altre zone si arriva addirittura ad una diminuzione del 30-40%.

Come si era manifestata la crisi? Nel 2008 le banche non avevano più erogato mutui, a causa della crisi di liquidità; ciò ha diffuso il panico e la mancanza di fiducia nel futuro. Per fortuna, dal settembre 2012, con la discesa dello spread, il panico è diminuito e le persone si stanno riaffacciando lentamente al mercato immobiliare con l’idea anche di comprare.

RIMBOCCARSI LE MANICHE ED ESSERE POSITIVI

“Nel 2011 abbiamo raggiunto un bel fatturato – spiega Andrea Pontarolo, titolare della Pontarolo Commerciale – ed è stato un anno molto positivo. Vien da pensare che dovesse seguire quasi inevitabilmente un anno un po’ infelice. Infatti nel 2012 stiamo vivendo una crisi non da poco. Come attività non abbiamo difficoltà strutturali, il problema è il settore edile. Dal momento che le banche non concedono più finanziamenti in maniera frequente alle famiglie, queste non acquistano più case, e di conseguenza noi entriamo in gioco di meno, poiché comunque le riparazioni, le sostituzioni di attrezzi e oggetti domestici avvengono continuamente. Quindi quest’anno i nostri fatturati sono in calo. Si tratta sicuramente di un momento arduo, tant’è che la fine del mondo del 21 dicembre è il nostro problema minore – sdrammatizza Pontarolo – e non siamo per nulla soddisfatti. Cerchiamo di fare qualcosa ma è difficile, e per questo i nostri margini sono diminuiti”.

Riguardo alle aspettative per il futuro: “ci dobbiamo impegnare nei prossimi 1-2 anni, perché le difficoltà non sono finite. Ad ogni modo riteniamo positivo essere arrivati fin qui senza aver messo nessun dipendente in Cassa Integrazione Guadagni: noi come Pontarolo Commerciale siamo in tutto diciotto persone, il nostro gruppo conta un totale di 297 dipendenti. Tengo a sottolineare questo perché i nostri competitors, pur sostenendo di essere più efficienti e bravi, hanno un 15% di dipendenti in Cassa Integrazione”. Pontarolo sottolinea infine l’importanza della capacità di innovare: “ci rinnoviamo periodicamente dal punto di vista strutturale e organizzativo, e dato il momento che stiamo vivendo è necessario un nuovo salto di qualità. Dobbiamo fare qualcosa. Non so precisamente cosa, né in quali modalità, però qualcosa faremo. Per esempio, se si porrà necessario, potremo ricorrere a una fusione con i membri del GAME, che unisce un gruppo di rivenditori specializzati nell’edilizia costituiti in cooperativa. Certamente abbiamo bisogno che ritorni un po’ di positività, perché in questo settore è necessario tirarsi su le maniche, essere positivi e sostenersi a vicenda. Ne usciremo, ne sono sicuro”.

L’IMPORTANZA DI REGOLE E PROGRAMMAZIONE

Abbiamo intervistato Antonio Cristante, che lavora nello stabilimento di Sesto al Reghena della Grandi Molini Italiani dal 1959, ed i colleghi Claudio Bot e Angelo Ballarin. L’azienda, primo gruppo molitorio italiano, è presieduta da Antonio Costato, ex vicepresidente di Confindustria, che già nel 2002 presagì un periodo di crisi e decise di modernizzare e automatizzare i vari siti attraverso investimenti mirati e imbastendo un piano di regole molto rigorose a livello commerciale e creditizio, creando un “sistema d’imprese integrate”.

L’azienda presenta vari punti di forza che hanno permesso di migliorarsi: la presenza di terminal portuali (Trieste, Marghera, Livorno) e ferroviari che permettono risparmi sui traffici in arrivo del grano italiano ed estero, la scelta di energie rinnovabili, la lavorazione di un prodotto garantito e tracciabile e venduto in tutta Italia a tutti i segmenti di mercato, la capacità di offrire ampia scelta di farine anche per settori di nicchia.

La GMI di Cordovado non ha risentito eccessivamente di effetti negativi, sebbene l’azienda abbia un ampio credito con lo Stato, che nel caso di altre aziende può comportare mancanza di liquidità, e nel caso di piccole imprese creare le condizioni del fallimento. “Questo perché – spiega – solitamente il settore alimentare è l’ultimo a risentire di questi momenti e possiamo solo notare alcune difficoltà nei fornai e i piccoli imprenditori, mentre i grandi marchi sono più strutturati”.

La crisi è stata affrontata e auspicando naturalmente in una ripresa, l’azienda sta già guardando avanti.

QUALI PROSPETTIVE?

In prospettiva macroeconomica, analisti e commentatori sono pressoché unanimi: il sistema Italia necessita di una riduzione della spesa pubblica improduttiva (sprechi e inefficienze), di un abbassamento delle tasse, della lotta all’evasione fiscale, al fine di rilanciare la crescita e lo sviluppo con effetti benefici sul benessere delle famiglie e sull’occupazione. Un programma vasto e urgente, la cui attuazione richiede adeguati provvedimenti di politica economica da parte del Governo.

In chiave economico aziendale – scrive Giorgio Brunetti, professore emerito dell’Università Bocconi – “la crisi può essere interpretata come il fallimento della “cultura degli eccessi” […]. Debito sì, ma attenzione al rischio che esso comporta; finanza indispensabile per qualsiasi attività economica, ma attenzione a non tradurre tutto in chiave finanziaria […]. La crisi evidenzia l’importanza dell’equilibrio, della funzionalità economica duratura, indicando un ritorno alla cultura degli equilibri che può costituire un riconoscimento per le imprese virtuose e un monito per le altre, ma che potrebbe modificare strutturalmente l’economia e la nostra società. Più sobrieta dei consumi e maggior ricerca di sostenibilità, insomma”.

(Testi di: Kezzia Apetogbo, Gaia Bragatto, Antonio Costantini, Eleonora Gennari, Damiano Giusti, Lorenzo Marafatto, Ynam Phan Ngoc)