La parola ai lettori

Scrivo queste righe per poter meglio capire la posizione della giunta comunale in merito alla costruzione della nuove lottizzazioni autorizzate nell’area antistante lo stadio. Ho letto più di una volta l’intervento “Dimensione ideale di un paese: Cordovado”, presente nel numero speciale del Curtis Vadi uscito nel dicembre scorso.

lottizzazione circonvallazione

Nell’articolo si parla di alcuni degli effetti negativi dovuti al fenomeno della cementificazione (alluvioni e distruzioni, che tuttavia di norma non riguardano Cordovado), ma anche di “salvaguardia del territorio dove viviamo” e “mantenimento dell’habitat naturale”, in contrapposizione alla crescita degli insediamenti, e più che giustamente di “bloccare l’espansione urbanistica per non aumentare artificialmente la popolazione sacrificando altre zone agricole e verdi”. In uno degli articoli seguenti però si accenna anche a un “piano di espansione mirata” del Comune che, mi è sembrato di capire, è considerato dimensionato “idealmente” per una popolazione di non più di 3-4mila unità, cifra da avvicinare per la maggior parte con le nuove lottizzazioni previste dall’espansione mirata, immagino. Sempre in questo articolo si dice che il piano ha superato l’accertamento imposto dalla Valutazione d’impatto ambientale (Via), ma la legislazione a riguardo non prevede che lottizzazioni inferiori ai 40 ettari siano soggette al Via. Evidentemente, dietro un’offerta di abitazioni c’è anche (ma non solo) una domanda che nasce pure all’esterno del paese. Ma non credo che questo sia un motivo sempre valido in se stesso per soddisfarla, altrimenti potremo continuare a costruire fino all’esaurirsi della domanda stessa, estendendo la cosiddetta dimensione ideale del paese mediante il piano regolatore (da revisionare, se non sbaglio) ogni volta che ce ne fosse bisogno. In una situazione che vede poi case vuote e invendute non so quanti degli abitanti del paese sentano il bisogno o siano interessati a che il numero dei residenti salga a 3mila o più. E me lo chiedo, anche se non metto in dubbio che a qualcuno convenga. Nel dibattito che era nato intorno all’idea di costruire un impianto a biomasse per la produzione di biogas proprio nella zona vicina allo stadio era stato detto che non era fattibile anche per la mole di traffico d’autoveicoli, che sarebbe stata esagerata. Del traffico però non si è parlato nel caso della lottizzazione, né per esempio del carico aggiuntivo sul depuratore.

Come si diceva nell’altro articolo di quel numero non è il caso di dilungarsi troppo sul significato odierno di politiche di uso e conservazione dei suoli e sul loro valore di lascito, non solo come spazi agricoli di cui ci sarà sempre più bisogno, bensì di luoghi funzionali alla loro stessa stabilità, alla diversità biologica e come aree fruibili. È bene ricordare sempre che i terreni sono una risorsa non rinnovabile,quindi limitata. Se distrutti non possono essere ricostruiti, se non nell’ordine delle migliaia di anni. Si tratta quindi di una perdita secca per la collettività e anche per chi decide di edificarli, siano essi soggetti privati o pubblici. E si tratterà di una perdita sempre maggiore nel futuro. Il riferimento alla teoria della decrescita presente nello stesso articolo è notevole ma penso non c’entri nulla con quello che avviene vicino lo stadio. A mio parere quindi la costruzione di nuovi lotti non risponde a un bisogno reale del paese. Si concilia, piuttosto, con il voler aumentare per così dire artificialmente la popolazione del paese già oggi (e non con il contrario). Né con quanto scritto nell’articolo.

Davide Roviani