I sondaggi, gli exit poll e le elezioni

Abbiamo appena vissuto le elezioni comunali ed europee, ed anche stavolta sondaggi ed exit poll non hanno “funzionato” proprio benissimo. Invece di “prendersela” con chi fa i sondaggi o gli exit poll, cerchiamo alcuni spunti che ci aiutano a capire la questione che, come vedremo, non è per niente semplice.

I sondaggi e gli exit poll si basano sulla statistica, che è una disciplina scientifica che si occupa della descrizione dei dati e delle previsioni che si possono fare con essi.

La statistica però non fornisce dei risultati esatti, perfetti, ma fornisce delle indicazioni approssimate, che hanno una certa incertezza, che dipende anche dai dati da cui si parte e che si vede soprattutto nelle previsioni. Insomma le previsioni che si possono ottenere con la statistica non possono essere esatte, e se ci aspettiamo che lo siano stiamo in realtà “sbagliando” noi.

Vediamo il caso dei sondaggi: i sondaggi si effettuano su un campione, cioè una piccola parte di popolazione, che dovrebbe essere casuale ma è difficile che lo sia veramente; i sondaggi di solito si fanno per telefono, e sappiamo che non rispondiamo quasi mai! E quelli che rispondono magari rispondono a tutti i sondaggi, insomma sono sempre le stesse persone, non sono scelte a caso. Poi si fanno le previsioni, cioè dai sondaggi si deduce cosa accade nella popolazione generale (si chiama inferenza statistica). Qui ci si basa sulle informazioni incerte dei sondaggi, sulla storia delle precedenti elezioni e sull’idea che ci sia un “certo comportamento” matematico che si può usare per condurre la previsione. Come si capisce, tutti questi tre elementi non sono sicuri, ed è quindi chiaro che il risultato non può essere certo

Vediamo ora gli exit poll: anche qui si ha su un campione piccolo di persone (rispetto a tutti quelli che votano), che sono appunto quelli che ri-votano all’uscita del seggio. In questo caso succedono cose imprevedibili: intanto pochi vogliono ri-votare per molti motivi, alcuni ri-votano cambiando le cose per “proteggere” la loro privacy o addirittura “apposta”, per creare confusione. Come si può capire, succede un po’ di tutto. Anche qui poi si fanno le previsioni, con gli stessi problemi di incertezza dei sondaggi.

Da tutto ciò è abbastanza chiaro che chi si occupa di statistica, e in particolare nel caso della politica, affronta un problema molto complicato e, direi, conoscendo un po’ di più questo problema possiamo dire che in realtà sono piuttosto bravi a dare delle previsioni che a volte sono proprio buone. Per approfondire: “Quando la politica dà i numeri. Elezioni, sondaggi, deliberazioni. Una riflessione necessaria”, del prof. Lucio Torelli, Università di Trieste: www.iu-sophia.org/Event/Show/Seminario-di-Comunicazione-politica.

Lorenzo Marafatto