Frutta di stagione

Pubblicato in Bacheca

Noi anziani possiamo dire che si stava meglio quando si stava peggio. I giovani adesso hanno tutto, specie tutto quel che serve a star seduti con i giochi elettronici in mano. Una volta invece ci si divertiva con poco: “pus bes ma tant ridi”, si diceva.

Mi ricordo il periodo delle ciliegie: che scorpacciate, sui quattro enormi alberi di Vernier. Eravamo un gruppo di ragazzini terribili e affamati. Ci piaceva la frutta, così si andava a prenderla direttamente sugli alberi. Qualche sera eravamo anche in dieci su un albero. Il più forte della compagnia era il “Cici” (Vanni Ros, detto anche “buriton”, trasferitosi con la famiglia a Torino qualche tempo dopo): era molto magro e si spingeva fino ai rami più sottili. Quasi ogni volta sentivamo un ramo rompersi ed era il Cici che volava giù, si faceva una gran risata e poi tornava su. Una notte arrivò il proprietario, il signor Carlo, papà di Paolo, il proprietario della MIDJ, nota fabbrica cordovadese di sedie. Si fece sentire solo quando era vicino, allora noi scendemmo da un ramo all’altro come scimmie. Il Cici invece si lasciò cadere da dove era, un’altezza di circa sei metri, e naturalmente si fece male. Per la prima volta non si fece la solita risata. Per scappare veloci saltavamo la roggia, ma lui quella sera la oltrepassò camminandoci dentro, con l’acqua fino alle ginocchia. Lasciavamo passare due sere e poi si replicava.

Quando arrivava il periodo dell’uva andavamo nell’orto delle sorelle Maestrello, dietro la scuola. Avevano una vasta scelta di uva da tavola. Le pesche invece andavamo a prenderle nel frutteto della contessa. Ma una sera – stranamente io non c’ero – il guardiano ha sorpreso i miei amici, e due di loro li ha chiusi dentro una stanza fino al mattino. Così, quando sono ritornati a casa hanno preso una rata di botte dai genitori.

Le pesche abbiamo tentato di andare a prenderle, sempre di sera, anche ad Alvisopoli, ma non appena siamo entrati nel campo che avevamo individuato come obiettivo hanno sparato con un fucile per metterci in fuga. Saggiamente, abbiamo pensato che forse era meglio rinunciare.

Piero Dorigo