Il Tiglio di Cordovado

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Il Tiglio di Cordovado

Grave e rovente agosto incolla le vesti.
Lento è il respiro sì da soffocar la voglia di recarsi in piazza
Vuota, nuda apparve della più rara specie,
ma in essa una figura emerge.
Lì, presente
Infinito e immenso,
il suo vegliardo Filemone, s’erge.
Ondule foglie treman di marina brezza.
Mentre grumi d’aerea spuma incupiscono il cielo
Ed un lieve senso di apprensione avanza.
Decisa, spietata, insensibile e violenta
è la natura ribelle
che si rivolge al fato.
Sdebitandosi cosi, in un sol momento,
come d’improvviso appare a governar la vita.
Ti pieghi e lotti e t’abbandoni
Inerme al suo trionfal passaggio,
nell’impossibilità di affrontar la sfida.
C’è frescura ora.
Nessun rumore dallo spiazzo viene,
E il fier guerriero giace rivolto a terra.
Domo, vinto, inerme.
L’angoscia cinge d’assedio le menti
use a goder del dolce e intenso aroma.
Ma nulla v’è che ricordi il passo delle fuggite emozioni
E l’amor e fedeltà di Bauci a memoria scolpito in essi
fu simbolo d’amor a imperituro tempo.
Luigi Mastroianni