Addio Stefano, cuoco operaio

Ha fatto tante cose, diverse e persino opposte tra loro. È stato cuoco, muratore, operaio. E contemporaneamente alpino, pescatore, calciatore, animatore parrocchiale, appassionato di puzzle e del gioco delle freccette elettroniche, amico dei cani. Ha scritto anche per il Curtis Vadi, in un altro tempo e in una Cordovado molto diversa da quella di oggi. Girava per il paese in bicicletta, con la sua fedele miniagenda sempre a portata di mano. Quando gli veniva un’idea se l’appuntava al volo. Poi, in sede di riunione redazionale, provava a proporla.

Stefano Sclabas, perché di lui stiamo parlando, se n’è andato troppo presto. Aveva solo 53 anni.

Ha lasciato la compagna, la sorella, il cognato, le nipoti e i tanti amici. Chi lo ha conosciuto non ha potuto fare a meno di volergli bene. Generoso, un po’ introverso, sempre disponibile a mettersi in gioco. Un tumore, scoperto per caso durante l’estate, non gli ha lasciato scampo. Il suo fisico, un tempo possente ma già provato da una serie di problemi renali, lo ha tradito all’improvviso. Fino all’ultimo, però, lui non ha perso il sorriso, l’entusiasmo, la voglia di vivere e di condividere il tempo e i progetti con quella che definiva la “famiglia allargata degli amici”. Quelli che gli si erano stretti intorno quando prima il padre e poi la madre erano stati portati via dalla stessa, crudele malattia.

Curioso della vita e delle sue mille opportunità, aveva cominciato presto a portare qualche soldo a casa, faticando come apprendista muratore. Ma era stata soltanto una delle tante tappe. Perché per lui la vera svolta lavorativa ed esistenziale era maturata diversi anni dopo quel primo lavoretto, con il ruolo di aiuto cuoco in un locale a due passi da Cortina. Non per il luogo in sé, ormai legato a una sorta di “paese del bengodi” nell’immaginario collettivo degli italiani, ma per l’opportunità di misurarsi con una grande sfida: scegliere il cibo giusto, lavorarlo nella maniera migliore e infine servirlo ai clienti. Un mestiere ben appreso, quello dei fornelli, successivamente messo a frutto rilevando una trattoria a Vado di Fossalta.

Poi tanti altri impieghi e ruoli diversi. Perché uno come lui non sapeva stare fermo a lungo nello stesso posto, né fare sempre le stesse cose. “Il mondo è pieno di occasioni”, ripeteva, mentre ascoltava le melodie di Riccardo Cocciante e Antonello Venditti. Con forza, coraggio e dignità, fino all’ultimo giorno.

Pier Paolo Simonato