Suzzolins ricorda il bombardamento del ’44

Domenica 21 gennaio, presso il centro sociale di Suzzolins si è svolta la cerimonia della commemorazione delle vittime civili di guerra, in ricordo del bombardamento aereo che ha colpito la frazione il 16 gennaio 1944.

La cerimonia, molto sentita dalla popolazione cordovadese e tegliese è stata accompagnata da canti del coro Liberarmonia di Cordovado. Cambiamento importantissimo di quest’anno è stata la presenza di un signore che ha vissuto personalmente quel tragico avvenimento, Giovanni Zanetti, che ha acconsentito di portare il suo ricordo alle persone presenti.

Per l’occasione è stata allestita una piccola mostra tematica a cura del gruppo Ana Cordovado.

Ecco la testimonianza del Signor Zanetti:

“Era domenica sera, e con alcuni amici di Suzzolins attorno alle 22.30, stavamo tornando verso casa dopo aver assistito nella sala cinema “Italia” di Cordovado un film western, con protagonista Tom Mix. Eravamo in gruppo con le biciclette, si rideva e si scherzava. All’improvviso sentimmo un rombo cupo di aerei che si avvicinavano velocemente sopra di noi. Vedemmo prima dei razzi chiamati “bengala”, ma nessuno poteva immaginare quello che sarebbe successo da li a poco, anche perché la zona veniva spesso sorvolata da squadriglie di aerei alleati. All’improvviso si scatenò l’inferno: esplosioni, scoppi di bombe, bagliori di fuoco, schegge che volavano. Michele Bozzato, mio carissimo amico mi disse di ripararmi a casa sua, ma in quel momento una bomba cadde nel suo cortile, uccidendolo sul colpo. Era uno “spezzone” di bomba, la cui detonazione ha causato un fortissimo spostamento d’aria che mi fece volare dentro un fossato che mi riparò dalle schegge salvandomi la vita.

Fu terribile, l’incursione sembrava infinita, le bombe scoppiavano senza sosta. Fortunatamente riportai solo una ferita alla testa, ma sentii urla e grida di disperazione. Quando cessò il fuoco, ritornai velocemente a casa. Solo il giorno dopo venni a sapere che l’incursione aveva causato otto morti, tutte persone che conoscevo bene tra cui Michele, Marcellino e Ferruccio. Quello che mi colpì molto fu l’indifferenza per l’accaduto da parte dei tedeschi e dei fascisti, anzi, una quindicina di giorni dopo Suzzolins subì un vasto rastrellamento da parte dei nazifascisti, con la fuga tra i campi da parte di tanti di noi.

I morti di quella sera furono trasportati con un carretto (tutt’ora custodito nel centro sociale che per la comunità rappresenta un simbolo e che viene posto da ormai qualche anno in parte al cippo durante la commemorazione). Dopo quella dura esperienza, emigrai all’estero e tornai a casa solo lo scorso anno, ma quello che avvenne quel tragico 16 gennaio è rimasto indelebile nella mia mente”.