Luigi Duz, tra le pieghe del tempo

A novembre dello scorso anno si è tenuta una bella mostra sul pittore cordovadese Luigi Duz, un richiamo alla memoria del suo operato, un omaggio che ha avuto il riconoscimento dei tanti che hanno avuto la fortuna di conoscerlo.

Ho incrociato lo sguardo dei compaesani che esprimevano sincero omaggio all’artista, anche di chi non è uso a partecipare alle iniziative culturali in genere, persone che magari avevano difficoltà a distinguere un acquerello da una pittura a olio ma che sapevano bene cos’è la partecipazione, l’orgoglio paesano, per esprimere la loro vicinanza e riconoscere all’autore i meriti artistici. Nell’occasione ho ampliato un racconto su di lui fermando l’impressione di quella mostra e di quella giornata.

Poi, a giugno, in un pomeriggio finalmente libero da norme restrittive, ho fatto visita a Piero Dorigo nel suo negozio in via Roma, per scavare sempre nella memoria e il discorso si è indirizzato proprio sul pittore Duz, e ascoltavo con curiosità la ricostruzione storica di quel locale che ora è adibito a officina e annessi magazzini. Piero mi diceva che una volta lì c’era un bar gestito da Angelo Dorigo (detto Diabolik) e che in quelle stanze c’erano pitture di Luigi Duz. Ho voluto vedere di persona.

Tra mille ingombri, finalmente siamo arrivati in una stanza dove tolte le nere ragnatele sono comparse alle quattro pareti le immagini dipinte di un fiasco di vino, di un mezzo litro in vetro con un liquido blu, la porta del Castello, la fontana di Venchiaredo. L’emozione mi è salita e ho avuto la sensazione di ritrovare la Cordovado della mia fanciullezza, nell’ultima immagine dipinta sulla parete scrostata e instabile, una bella veduta di via Roma osservata dall’ex forno di Inguscio verso le scuole.

Ora mi chiedo, rivolgendomi ai cordovadesi, ma non sarebbe giusto salvare quelle pitture dal disfacimento? Non sarebbe soltanto riconoscere a Duz il suo spirito artistico e libero, ma ci consentirebbe di rivedere la nostra storia. Sicuramente con Claudio Stello, che ha un cuore grande e una mano sensibile, naturalmente con il consenso di Piero Dorigo, potremmo fotografarle e almeno salvare quelle tracce di un uomo che ha contribuito a far crescere la nostra comunità.

Roberto Zanin