Acqua, bene prezioso

Anni di piaghe bibliche quelli che viviamo, inconsapevoli di quanto il fato sia protagonista imprevedibile e quasi diabolico dei nostri tempi. La pandemia che non finisce più, il virus che sembra uscito dai romanzi di Stephen King, replicante e ostinato, una guerra che esplode improvvisa precipitandoci in uno stato di sofferenza come in “Apocalypse Now” e di cui non sappiamo l’epilogo e infine la siccità che ci toglie la certezza di intoccabilità perfino in un territorio come Cordovado, ricco di risorgive e di rii infiniti, quasi a replicare quelle famose d’Egitto che non lasciavano partire gli ebrei di Mosè.

Mi reco alla fontanella dei campi da tennis per fare approvvigionamento di acqua potabile, come molti cordovadesi, e con stupore mi accorgo che invece del copioso getto esce uno stillicidio d’acqua che certifica una chiusura o una carenza di liquido dalla falda, il cui livello sarà calato, e all’improvviso manca l’elemento più importante del pianeta assieme all’aria.

Guardo il fiumiciattolo Ligugnana, che è ridotto ad un canaletto ricoperto di alghe e sembra strozzato nel suo fluire, esala miasmi insopportabili frutto di fermentazione e mi chiedo cosa stia succedendo. Inforco la bicicletta e raggiungo piazza al Tiglio, dove un’altra storica fontanella regala acqua ai cordovadesi, bella e dall’aspetto rurale con il suo anacronistico abbeveratoio per animali, degna compagna dell’ancora convalescente Tiglio ritornato a sopravvivere dopo la “medicazione” botanica ma che cerca di ritornare alla maestosità d’un tempo. Qui sgorga fresca e limpida
acqua cristallina.

L’acqua del nostro territorio è legata al fiume Tagliamento, alla sua idrografia dolinica, alla capacità di rinnovare il suo flusso e di alimentare le olle risorgive. Quando mi trovo in via Battaglione Gemona, all’altezza della fontana meta di molti fruitori non paesani, mi preoccupo di verificare la portata che sembra ancora buona, anche se intuisco la debolezza dovuta al lento esaurimento della fonte nel lungo tempo.

Pensieri nuovi, nuove ansie, questa siccità è una ulteriore amarezza
ed è figlia del clima che cambia, dell’uomo che non vuole capire, della terra che per certi versi agonizza in silenzio.
La mia passeggiata serale attraversa Saccudello, mi imbatto nella fontana del Lupo, dell’artigiano/artista Dante Sclabas, immergo le mani nel getto d’acqua e mentre il fresco si diffonde nella mia pelle lo ringrazio per la sensibilità di aver coniugato l’essenza dell’acqua con il simbolo del rione, connubio tra natura e umanità che dovremmo perseguire sempre.
A casa mi lavo i denti chiudendo il rubinetto che spreca acqua, innaffio il giardino cercando di ottimizzare lo spreco, guardo il cielo, sereno, caldo torrido, ripenso a quando ragazzino accaldato dalle corse spensierate bevevo l’acqua potabile della fontana di Venchieredo e mi sembra che le cose siano peggiorate.

Cordovado ha le sue fonti, magnifiche e durature, punti d’incontro e di ritrovato equilibrio con la natura, una identità del nostro territorio, un rifugio sicuro alle nostre esigenze con la speranza che non secchino mai, che non inaridiscano morendo, sarebbe come perdere la linfa stessa della nostra comunità.

Roberto Zanin