Un libro sulla fabbrica di Bagnara

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Domenica 9 ottobre, nella cornice dello storico stabilimento ex Tisa di Bagnara di Gruaro, è stato presentato il libro di Dario Bigattin “La fabbrica di Bagnara – Storia della manifattura tessile e della centrale idroelettrica sulle rive del Lemene (dal 1897 a oggi)”, edito dalla Perin srl, attuale proprietaria dell’insediamento.

La fabbrica tessile è stata una delle realtà imprenditoriali più rilevanti del Novecento nel territorio a cavallo tra Veneto e Friuli, sorta sulla sponda sinistra del Lemene, sulle ceneri di un mulino di origine medioevale, poi sviluppata dal progetto visionario del fondatore, Polidoro Fabris, che univa due elementi di promozione economica che al tempo (1897) si potevano solo intravedere: la tessitura industriale e la centrale di energia idroelettrica.

Nel 1927 la manifattura bagnarese raggiunge l’apice dell’impiego di manodopera con oltre quattrocento maestranze, per la grande maggioranza donne. Poi, nella seconda metà del Novecento, l’opificio attraversa una serie di tormentate vicende che la portano nel tunnel della crisi quasi perenne, passando da un fallimento all’altro, fino alla definitiva chiusura nel primo decennio del XXI secolo.

Ora lo scheletro dello stabilimento pare destinato all’archeologia industriale, anche se una fiammella si è accesa con la nuova centrale idroelettrica, che l’attuale proprietà ha rimesso in funzione. Proponiamo qui di seguito un breve stralcio del volume, che sarà disponibile, per chi fosse interessato ad averne una copia, nella Biblioteca civica di Cordovado.

“Negli ultimi anni dell’Ottocento qui “sbarca” l’imprendi- tore cordovadese Polidoro Fabris, sposato con Luigia Rusconi. Nel 1897, infatti, egli inizia a produrre con i suoi telai tessuti di cotone, lana e forse anche seta, appoggiandosi logisticamente per i trasporti alla stazione ferroviaria di Sesto-Cordovado, inaugurata da pochi anni (1888).

Precedentemente il Fabris operava nel settore tessile a Milano, come testimoniato da una busta intestata spedita dalla capitale lombarda il 10 ottobre 1894. Il destinatario della missiva è l’industriale Gaetano Rossi di Piovene Rocchette (Vicenza), uno degli undici rampolli di Alessandro Rossi, pioniere dell’industria tessile vicentina. Gaetano gestisce lo stabilimento famigliare della Lanerossi. A Piovene nel 1893 il conte desta grande stupore nei contadini perché scorazza nella campagna vicentina con un suggestivo mezzo meccanico, una sorta di carrozza a motore: è la “Peugeot tipo 3 telaio 25”, allora un’assoluta novità. È di fatto la prima auto immatricolata in Italia, oggi presente al museo dell’automobile di Torino.

Il contatto con Gaetano Rossi è interessante perché tre anni dopo Fabris inizia la costruzione dello stabilimento di Bagnara, con annessa centralina idroelettrica. In questo periodo le manifatture cotoniere hanno una grande importanza nella vita economica nazionale tanto da essere considerate un significativo indice dello sviluppo industriale.

I Fabris sono una famiglia benestante che abita a Cordovado almeno dalla fine del Settecento, proveniente da San Daniele del Friuli, quando il bisnonno di Polidoro, Francesco, si trasferisce per sposare (1786) la cordovadese Girolama Marzin. Uno dei palazzi di loro residenza è stato quello oggi conosciuto come palazzo Cappellari.

Polidoro Vincenzo Domenico è figlio di Anselmo e Laura Sebenico, nasce il 3 agosto 1857, primo di dieci figli, sei femmine e quattro maschi. Il 10 gennaio 1895 sposa Luigia Rusconi, in paese conosciuta come “siora Polidoro”. A Gruaro è ricordata, non solo in quanto moglie di Fabris, ma anche perché proprietaria di vaste campagne in Bagnara e come ispettrice della commissione vigilanza nelle scuole elementari nei primi anni del Nove- cento. La Rusconi è figlia di Gaetano, nasce il 19 giugno 1871 a Sesto Ulteriano, frazione di San Giuliano Milanese, e, dopo la morte del marito avvenuta nel 1913, ha abitato in affitto in una porzione di palazzo Cecchini a Cordovado. Luigia muore il 1° febbraio 1957 ed è sepolta nel cimitero di Cordovado, insieme al marito e alla madre Adelaide Ceresa vedova Rusconi (morta il 29.6.1931).

L’inizio dei lavori di costruzione dello stabilimento tessile di Bagnara avviene nell’estate del 1897 quando l’evento trova spazio anche nelle cronache cordovadesi del giornale friulano La Patria del Friuli. Il 7 luglio, infatti, il cronista comunica ai lettori: “Cordovado. Una fabbrica nuova di tessitura? Abbiamo raccolto la voce che si sta piantando una tessitura di cotonine, e che la fabbrica sarà capace, fin dalle prime, di un centinaio di telai. Starebbe a capo dell’impresa un signor Fabris di Cordovado. Ci auguriamo due cose: che la voce si avveri, nell’interesse del paese; e che qualche nostro associato della gentile Cordovado ci mandi qualche informazione precisa e circostanziata”.

Quando Polidoro Fabris inizia l’avventura imprenditoriale si imbatte da subito in difficoltà e incomprensioni, pare gene- rate soprattutto dall’invidia, come evidenziato nell’articolo del 10 maggio 1898 apparso nel quotidiano friulano “La Patria del Friuli” a firma F.R.: “Cordovado. Nuovo Stabilimento industriale. Luce elettrica, telefono, le meraviglie del Progresso. Volere è Potere. – Eureka! Lo stabilimento tessile edificato nella frazione di Bagnara in Mandamento di Portogruaro, ed a pochi passi da Cordovado ad opera dell’intraprendente signor Polidoro Fabris, la luce elettrica che illumina Cordovado e Portogruaro, ed il Telefono che si disposa a queste due splendide novità, sono un fatto compiuto; e ben può dire il signor Fabris legittimamente orgoglio- so dell’opera sua; al pari di Cesare: Veni-Vidi-Vici. Non più dubbiezze quindi, non più sorrisi d’incredulità, non più ipocriti timori da parte dei maligni sulla riuscita dell’impresa che da taluni si desiderava non avesse a riuscire, ma la realtà piena ed intera che si tocca con mano, e che vie- ne ad abbellire questo circondario di un opificio, se non dei più grandiosi, ma degno in tutto del progresso dei tempi, e fornito dei più moderni congegni dell’industria tessile, che apporterà nuovi lustri e vantaggio a questi paesi per rilevante impiego di capitali, di personale e di mano d’opera. Ben è vero che al pari di tutte le cose nuove di seria e dispendiosa attuazione, anche gl’inizi di questa, subirono delle contrarietà e delle vicende, specie quando il signor Fabris ricercando dapprima l’appoggio e il concorso dei maggiorenti di questo paese, le offerte e le promesse piovvero facili e copiose, ma poco stante quando l’affidamento era dato, e il promotore si disponeva ad accingersi all’opra, ecco le promesse e le assicurazioni dileguarsi e mancare del tutto, lasciando in asso l’autore che dovette in altro modo provvedere ed agguerrirsi al grave cimento. Ma egli fermamente volle ed ebbe: i signori F.F. recarono a lui fiduciosi l’ausilio dei loro cospicui capitali e facendo ta- cere ogni opposizione ed invidia, unicamente pel loro alto ed efficace intervento; l’erigendo opificio gettò le su basi, crebbe, si compì, fu inaugurato e benedetto, ed eccolo con la sua solida costruzione ed allestimento attestare la forza della volontà e del potere. Chi avesse detto anni addietro che agli sdruciti mulini di Bagnara dovesse sostituirsi e sorgere un elegante opificio di tessitura, chi avesse detto che il paesello di Cordovado a preferenza dei capiluoghi del Circondario avesse a risplendere di luce elettrica, avrebbe destato un sorriso di compassione: ed ecco ora un presupposto avverarsi, una chimera assumere le forme della realtà, un presagio divenire un fatto positivo: ed opificio, luce elettrica e telefono far stupire questi abitanti e far bella mostra di sé. Luce elettrica a Cordovado! Oh meraviglia delle meraviglie: questo paese ha fatto invano un doppio guadagno: che l’oscurità prima delle pubbliche vie, e l’oscurità permanente di certi bipedi semoventi, siano almeno compensate dallo splendore di una luce costante, tranquilla, e serena. Stabilimento e luce elettrica sieno adunque i benvenuti, ed ai nobili ardimenti del signor Polidoro Fabris e compagni noi rivolgiamo un saluto cordiale ed auguriamo prospere sorti”. Già nel giornale “Il Gazzettino” del 27 luglio 1897 il corrispondente da Portogruaro annuncia che “dal nostro Consiglio comunale venne approvata la proposta fatta dal sig. Polidoro Fabris di fornire l’energia occorrente per l’illuminazione elettrica della nostra città. Detta energia verrebbe prodotta dal salto d’acqua del molino di Bagnara, ove si sta costruendo un opificio il quale, lavorando soltanto di giorno, la notte usufruirebbe della sua forza d’acqua per il- luminare Portogruaro e Cordovado. Cosicchè entro l’anno, quanto ci si assicura, potremo godere della nuova luce”.