Quando ho imparato a volare

Andare in moto o in auto a tutta velocità è adrenalinico, ma volare con il parapendio è adrenalina pura. Io consiglierei a tutti di provare, almeno una volta, con l’istruttore in doppio.

Con il paracadute ci si lancia da un velivolo, mentre con il parapendio si prende la rincorsa da un pendio correndo per poi lanciarsi nel vuoto e meglio ancora se c’è vento contro. Nel 1990, io e altri tre amici decidemmo di imparare a volare. Lo facemmo da una collinetta di Sappada, e fatti i primi voli ci spostammo a S. Stefano di Cadore dove per migliorare c’era un pendio un po’ più ampio e prato per l’atterraggio. Un po’ alla volta siamo saliti sempre più in alto, fino a 2000 metri. Facevano anche tre/quattro voli al giorno, salendo con la seggiovia quando era aperta.

Poi, fuori stagione, andavamo a S. Pietro di Cadore e li volavamo per ore, perché le condizioni del vento erano molto favorevoli. Un pomeriggio, d’improvviso, mentre stavo volando, arrivarono un temporale e un vento fortissimo, provai ad atterrare, ma quando arrivavo vicino al terreno il vento mi riportava su. Incominciò a piovere e a tuonare, allora presi la decisione di andare ad atterrare a S. Stefano, a cinque chilometri, senza sapere se sarei riuscito ad atterrare. Finalmente dopo vari tentativi ci sono riuscito. Da quel giorno guardavo sempre le previsioni del tempo prima di lanciarmi.

Ricordo un ragazzo che veniva spesso a vederci, abitava sotto la partenza dei voli. Pensando di aver imparato guardandoci, aveva acquistato un parapendio e pensò di volare partendo da 100 metri sopra la sua abitazione, per far vedere ai suoi genitori che era capace. Non aveva calcolato che lì vicino passavano i fili dell’alta tensione e che non avrebbe potuto superarli, purtroppo ci finì sopra. Dopo quella disgrazia rimasi solo a volare e continuai ancora per una decina di anni. Con il parapendio, la bravura sta nello sfruttare il vento e l’aria calda che si alza da terra, specialmente quando falciano i prati. Bisogna girare intorno a quella bolla d’aria umida che dà una spinta verso l’alto anche di sette metri al secondo. Grazie a questo sono riuscito a raggiungere i 2400 metri di altezza, che è il mio record. E l’altro mio record personale è quello di tre ore e sette minuti di volo senza atterrare, mentre quello mondiale è di undici ore.

Le ore migliori per volare sono quelle del primo pomeriggio, quando il sole scalda di più. Come il 9 agosto 2011, giornata bellissima, era il primo volo di quell’anno, anche perché non abitavo più a Sappada. Ero partito come al solito dal rifugio 2000 e volevo provare il parapendio. Una volta in volo, quando mi trovavo a 300 metri da terra ho deciso di andare ad atterrare nel campo da calcio e all’improvviso mi si è chiusa la vela senza motivo. Ho guardato in basso e mi sono accorto che stavo finendo sulla strada, allora ho strattonato i cordini e il parapendio si è riaperto e subito dopo si è richiuso. Ero spacciato. Quando ormai avevo perso le speranze, la vela si è riaperta a 15 metri da terra sopra i prati, sono passato giusto tra un albero e un palo della luce e sono finito in un orto. Non so chi mi abbia protetto, ma da quel momento il parapendio l’ho riposto nel suo sacco e non l’ho più utilizzato. I miracoli accadono una volta sola.

Piero Dorigo