Una storia senza lieto fine

Per gentile concessione dell’autrice, Giulia Bortolusso, consigliere comunale a Cordovado, pubblichiamo il brano letto a Suzzolins a ricordo delle vittime civili nell’anniversario del bombardamento del 16 gennaio 1944.

Notoriamente le storie iniziano con “C’era una volta”, ma quella che oggi qui ricordiamo non è una storia felice, non ha un lieto fine da raccontare.

I fatti correlati a questo anniversario risalgono ad una gelida notte di 72 anni fa, quando, il 16 gennaio 1944, la quiete di un sereno cielo stellato fu improvvisamente sconvolta dall’arrivo funesto di un’incursione aerea, la quale portò con sé il fischio acuto e l’assordante fragore di una pioggia di bombe.

Questa sferzante tempesta di fuoco si abbatté ferocemente sui luoghi inermi di questa comunità, sconvolgendo il territorio di Suzzolins, Teglio e Cintello, mietendo giovani vittime innocenti.

La luce del giorno seguente poi consegnò, ai superstiti, vedove, orfani e lacrime.

57 anni dopo, a memoria di quei tragici fatti, fu eretto il monumento che oggi, come ogni anno, onoriamo nel celebrare l’anniversario della morte di quei civili che caddero vittime incolpevoli del bombardamento citato.

Otto sono le croci che questa comunità porta da allora nel cuore e i nomi a loro corrispondenti furono incisi sulla targa commemorativa del monumento a simbolica memoria di quell’irrazionale sacrificio. Olivia Scottini, Maria Bozzato, Antonio Riva, Giovanni Pin, Michele Bozzato, Marcellino Biasio, Antonio Bozzato, Ferruccio Nicodemo condivisero in quella notte di guerra un unico tragico destino che lasciò al loro posto un incolmabile vuoto e un assordante silenzio. Pur tuttavia, l’eco della loro storia continua a persistere, preservata da tutti coloro che ne conservano e ne diffondono la memoria, innalzandoli così da vittime di guerra a messaggeri di pace, affinché in ciascuno di noi sia mantenuta viva la consapevolezza dell’alto valore della vita e della libertà; essi diventano esempio e monito per le generazioni future perché si possano creare nella società gli anticorpi necessari per preservare l’umanità dalla violenza e dalle barbarie.

L’esercizio della memoria infatti produce senso critico; costringe l’individuo ad elaborare le proprie esperienze sviluppando un indice referenziale interno che gli permette di non conformarsi totalmente ad un contesto esterno e di discernere in modo autonomo il bene dal male, ponendo un limite alla portata delle proprie azioni.

Una riflessione in tal senso è dovuta, dato che purtroppo ancora oggi il mondo continua a piangere innocenti vittime di guerra e le recenti cronache di terrore sembrano aver riportato indietro le lancette del tempo a quando ideologie e logiche di potenza sovrastavano i popoli, dettavano leggi funzionali alla propria autoconservazione distruggendo ciò che non risultava conforme ad esse, cancellando la memoria e perpetrando il male.

Onorare la memoria storica è quindi importante proprio nella misura in cui ci dovrebbe permettere di non incappare più in quei ricorsi storici che rappresentano le pagine più buie ed oscure dell’umanità.

Giulia Bortolusso