In panne sotto la pioggia

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Era il 9 ottobre 1963 quando si verificò la tragedia del Vajont. Il mese di agosto del ’64, avevo il foglio rosa, decisi di andare a vedere il luogo del disastro con tre miei amici, tra cui Battista con la patente e poi Giordano e Paolo. Mio papà mi diede la solita giardinetta con le porte in legno e partimmo con il pieno di benzina e 500 lire in quattro. Arrivati a Cimolais i carabinieri ci fermarono, però riuscimmo a vedere lo stesso quello che era successo proseguendo a piedi per qualche chilometro. Tornando a casa, incominciò a piovere, e a Claut l’auto si fermò. Aprii il cofano, smontai la calotta e con un fazzoletto l’asciugai. Ripartimmo, ma dopo la terza volta, ci fermammo proprio sotto una galleria e pioveva più che fuori.

A questo punto non potevamo più asciugare nulla perché anche il fazzoletto era intriso d’acqua. Eravamo bagnati completamente anche noi, nella disperazione più totale. Dopo circa un’ora, arrivò una macchina che si fermò a chiederci se avevamo bisogno di aiuto. Chiesi se poteva trainarci fino a un distributore, e noi eravamo fermi a quasi 30 chilometri da Montereale. Lui gentilissimo acconsentì, ma ci fu un problema: non avevamo una corda per il traino. Allora Giordano ebbe l’idea di unire le quattro cinture dei pantaloni, e così si fece. La distanza tra le due auto era di mezzo metro, ma io, da buon pilota, riuscii a non farle toccare mai.

Arrivati finalmente a casa, Giordano si tolse il maglione nuovo di colore rosso che aveva sopra la camicia bianca. Indovinate di che colore era diventata la camicia. Mi avrebbe fatto molto piacere che anche Battista avesse potuto leggere questo breve ricordo, e invece purtroppo è mancato poche settimane fa.

Piero Dorigo