Schedina vincente

A quindici anni guidavo già la macchina di mio papà. Una Fiat giardinetta con le porte in legno. Andavamo ogni domenica nei paesi al di là del fiume Tagliamento, a portare le bici riparate e riportarne altre da riparare. Sul portapacchi potevano trovare posto perfino dodici biciclette. D’estate, di giorno, quando non c’era acqua si riusciva a passare il fiume Tagliamento da San Paolo a Belgrado direttamente in auto, altrimenti c’era una chiatta che ci caricava e ci portava da una sponda all’altra. Mio padre conosceva tantissima gente e tutti ci invitavano in casa a bere un’ombra. Io non bevevo vino, e così quando si tornava a casa guidavo la macchina perché lui era stanco.

Dovevo tornare per Codroipo o per Latisana, perché il ponte di Madrisio non era ancora aperto. Per fortuna che in quegli anni i carabinieri non giravano di sera. Una domenica, a Varmo, un signore completamente ubriaco ci offrì una schedina che aveva fatto tredici al totocalcio. In quegli anni solo il lunedì si veniva a conoscenza del valore della vincita. Ci chiese diecimila lire, che erano tanti soldi. La fortuna “dei ciocs”: la vincita era stata di tremila lire.

Piero Dorigo