La cerimonia in memoria del carabiniere Bertocco

Un omaggio ad Augusto Bertocco, carabiniere reale della Legione di Trieste, attraverso la cultura della memoria voluta dalla figlia Giuseppina e dal nipote che porta il suo nome. Senza dimenticare la moglie Santa Bot, detta Santina, morta nel 1988, fiera di aver condiviso con il marito i pochi mesi di vita in comune che la Seconda guerra mondiale “concesse” ai due giovani sposi.

È il senso della cerimonia che si è tenuta a fine febbraio nel salone dell’Auditorium della Casa di riposo di San Vito. Al centro ci sarà “la Beppina”, come tutti la chiamano nella struttura di via Savorgnano, che la ospita da tempo. Lei e il figlio Augusto in occasione del Giorno del ricordo hanno ricevuto in Prefettura la Medaglia d’Onore concessa dal Presidente Mattarella al carabiniere ucciso il 30 dicembre del 1943 ad Aisovizza dai partigiani titini.

Una vittima delle foibe (il suo corpo non è mai stato recuperato), alla quale è stata finalmente attribuita la memoria del sacrificio, recuperata dall’oblio del tempo. Un riconoscimento dovuto alla tenacia del nipote, a lungo sindaco di Cordovado, che per anni ha cercato con pazienza e metodo i documenti sulla morte del nonno, rimasti a lungo “sepolti” nell’Archivio di Stato di Venezia. Il foglio matricolare ha svelato la verità: “disperso dopo un attacco dei banditi alla caserma”.

Augusto Bertocco, nato a Mira nel 1907, conobbe Santa Bot nel ‘36, mentre a Cordovado prestava servizio nei carabinieri, sposandola poco dopo. Nacque Giuseppina e lui fu trasferito sul Carso. L’ultima lettera alla moglie, commovente, è datata 20 dicembre ‘43. Poi soltanto poche righe dal ministero. Ora lui e la compagna di giorni troppo brevi possono riposare in pace: quella memoria non si perderà.