Diritti civili, un passo importante

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Al termine di un impervio iter parlamentare, lo scorso 20 maggio è stata approvata la legge 76/2016, che introduce nel nostro ordinamento l’istituto dell’unione civile tra persone dello stesso sesso, quale specifica formazione sociale ai sensi degli articoli 2 e 3 della Costituzione, e disciplina le convivenze di fatto tra due persone maggiorenni, omosessuali o eterosessuali, unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, e non vincolate da rapporti di parentela.

In estrema sintesi, l’unione civile è un legame diverso dal matrimonio fra eterosessuali, con molti doveri e diritti in comune ma anche differenze. I conviventi di fatto, invece, hanno ora gli stessi diritti dei coniugi in caso di malattia o ricovero (diritto reciproco di visita, assistenza e accesso alle informazioni personali, possibilità di designare il partner quale rappresentante per le decisioni in materia di salute), in caso di morte, nei casi previsti dall’ordinamento penitenziario. Le nuove regole (approfondimenti al sito www.governo.it) sono entrate in vigore lo scorso 5 giugno, dopo il periodo di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, mentre il decreto attuativo è stato firmato il 23 luglio.

Il tema dell’estensione dei diritti civili dovrebbe trovare posto in cima all’agenda politica dei governi, perché riguarda la vita e la libertà delle persone, oltre che il bene comune e il progresso civile di un Paese. La strada da percorrere in Italia resta ancora lunga, ma un passo importante è stato mosso.