Comuni “rifiuti-free”, Cordovado tra le meritevoli

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Come ormai ben consolidato nel vocabolario dei cordovadesi, il termine “rifiuto misto indifferenziato” va ad indicare la frazione residua dei materiali di scarto che derivano dalla raccolta differenziata dei rifiuti, la quale tende ad uscire dal virtuoso ambito del riciclo a favore della destinazione più gravosa per l’ambiente: la discarica. Da anni la nostra popolazione dimostra una particolare sensibilità al tema della riduzione del rifiuto misto indifferenziato, certamente supportata da un sistema di raccolta organizzato ed efficiente, che ci mette nelle condizioni di operare una adeguata separazione dei materiali di scarto.

Un’ulteriore evidenza di questo approccio è rappresentata dai risultati dell’ultimo Dossier Comuni Ricicloni riferito all’anno 2021. Il rapporto, emesso da Legambiente con il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica ed in collaborazione con i maggiori consorzi nazionali per il riciclo dei materiali (Conai, Coreve, Corepla e Rilegno per citarne i maggiori), ha l’obiettivo di elaborare i dati della raccolta rifi uti operata dai singoli comuni italiani partecipanti per sviluppare una classifi ca dei più meritevoli, i “Comuni Rifiuti Free”.

Per raggiungere tale status, la località deve dimostrare una produzione annuale di rifiuto misto indifferenziato inferiore a 75 kg per abitante. Il report vede un incremento in Italia nel numero di Comuni Rifiuti Free, che passano dai 598 del 2020 ai 623 del 2021, grazie soprattutto alla crescita in Centro e Sud Italia. I dati mostrano che le migliori prestazioni vengono espresse dai piccoli comuni piuttosto che dalle città, seppure nel territorio del Nord-Est Pordenone sia uno tra i soli quattro capoluoghi ad entrare nella lista. Cordovado, con una produzione annuale pro-capite di 49,7 kg di rifiuto secco residuo e con una percentuale di raccolta differenziata del 86,7% si posiziona al sesto posto in Regione tra i Comuni Rifiuti Free, e al terzo posto nella provincia di Pordenone, dietro solo a Chions e Sesto al Reghena.

Questi risultati dimostrano, nonostante il leggero peggioramento rispetto al pur anomalo anno 2020, come nel nostro paese vengano attuate quelle che il Dossier riconosce come le pratiche gestionali di maggior effetto. In particolare, i dati mostrano come i comuni che gestiscono i rifiuti porta a porta tramite un consorzio (nel nostro caso Ambiente e Servizi) ed applicano una tariffazione puntuale, che tende a penalizzare i cittadini che producono maggior rifiuto secco residuo, abbiano i migliori risultati nella raccolta differenziata. Questi ottimi risultati non devono, in ogni caso, rallentare un processo di miglioramento continuo che possa rendere la nostra comunità ancora più efficiente ecologicamente.

Dal Dossier emergono infatti anche esperienze e progetti virtuosi che possono essere fonte d’ispirazione per iniziative più orientate alla circolarità. Particolarmente interessante il caso del territorio di Lucca, dove l’azienda Ascit Spa ha strutturato un sistema di rivalorizzazione dei beni altrimenti destinati alla discarica. Il progetto ha visto infatti la creazione, in adiacenza ai centri di raccolta aziendali, di centri del riuso gestiti dal volontariato locale e dalla Caritas. Queste strutture permettono di intercettare oggettistica, vestiario, mobilia, giocattoli ed altro materiale ancora riutilizzabile o riparabile per offrirlo a titolo gratuito alle famiglie bisognose tramite un sistema di voucher oppure a prezzi ribassati alla cittadinanza. Un esempio di proattività che permette di applicare il primo principio della circolarità, ovvero il riutilizzo: invece di diventare un rifiuto, il materiale torna ad avere un valore per la comunità e si risparmiano sia risorse che energia per lo smaltimento e la sostituzione, riducendo l’impatto ambientale correlato.