Individuata un’opera inedita dello scultore Carlo da Carona

La campagna di studi sullo scultore rinascimentale lombardo Carlo da Carona, attivo in Friuli tra il 1507 e il 1555, ha portato all’individuazione di un’inedita opera dell’artista custodita nel duomo vecchio di Sant’Andrea a Cordovado. Lo studio, curato da Vieri Dei Rossi, direttore del progetto “Carlo da Carona e gli scultori lombardi del Rinascimento in Friuli” – promosso dalla Società Filologica Friulana – ha preso avvio da un documento risalente al 1522, ritrovato dal ricercatore Eugenio Marin nell’Archivio storico diocesano di Pordenone.

L’atto notarile documenta il pagamento del fonte battesimale, eseguito da magistro Carlo lapicida per la vecchia parrocchiale di Sant’Andrea. L’opera era però da considerarsi perduta, in quanto l’attuale fonte battesimale custodito nella chiesa risulta eseguito dal tagliapietra Pietro Balbi di Portogruaro nel 1761.

Lo studio approfondito del manufatto ha tuttavia dimostrato che il Balbi riutilizzò la vasca e il fusto realizzati da Carlo da Carona quasi due secoli e mezzo prima, incorporandoli nel proprio lavoro. La ricerca ha rivelato che la parte inferiore del fonte è eseguita con una pietra proveniente da cave carniche, molto diversa dal marmo utilizzato dal Balbi per il soprastante ciborio, ma del tutto analoga a quella del battistero del duomo di Tolmezzo, eseguito da Carlo da Carona nel 1516. Nell’atto notarile ritrovato il lapicida è definito “di Tolmezzo”, poiché in quegli anni si trovava in Carnia, impegnato nella realizzazione degli altari per la pieve di San Floriano a Illegio e per il Santuario della Madonna del Sasso a Invillino. Si spiega così la scelta di una pietra carnica per il fonte di Cordovado.

La verifica della parte interna del ciborio ha inoltre dimostrato una divergenza nelle misure tra la vasca e la cupola, che dimostra una loro origine non coeva. Si è infine identificato sul fianco della coppa uno stemma nobiliare, ad ora non censito, contenente l’arme dei nobili Beccaris-Nonis. Lo studio araldico ha dimostrato che il blasone corrisponde esattamente a quello presente sul portale della chiesa, datato 1477, mentre diverge dagli altri stemmi della famiglia del ‘600 e ‘700 che si trovano a Cordovado, con ciò comprovando la sua fattura cinquecentesca.

La ricerca si è svolta in collaborazione con lo studioso Dario Bigattin, la parrocchia e il Comune di Cordovado e i primi risultati dello studio sono stati presentati nel corso del convegno dedicato a Carlo da Carona, svoltosi la scorsa settimana presso la Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli. Seguirà a breve la pubblicazione del volume “Carlo da Carona in Friuli, guida alle opere” edito dalla Società Filologica Friulana, curato da Dei Rossi con Giuseppe Bergami e Isabella Reale, già autori del volume dedicato all’opera dello scultore Giovanni Antonio Pilacorte.

Vieri Dei Rossi